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Salerno, maxi-blitz anticamorra, oltre 100 indagati. Indagini per droga, estorsioni e riciclaggio. Nel mirino il clan Fezza-De Vivo 

Oltre cento indagati, 79 persone in carcere, 8 agli arresti domiciliari. L’inchiesta è della Direzione distrettuale antimafia di Salerno.
A cura di Redazione Napoli
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Immagine di repertorio
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È il clan Fezza-De Vivo, uno dei sodalizi criminali più pervasivi e pericolosi dell'entroterra del Salernitano nel mirino del maxi-blitz anticamorra avviato nella notte di oggi, 11 settembre 2025 su su richiesta della Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia di Salerno. L'epicentro del terremoto giudiziario è Pagani: Polizia di Stato di Salerno e i Carabinieri del Reparto territoriale di Nocera Inferiore (Salerno) stanno eseguendo due ordinanze, (l'altra è del tribunale dei minorenni di Salerno) che coinvolgono, con misure cautelari di vario tipo, dalla custodia cautelare in carcere agli arresti domiciliari su richiesta della Procura della Repubblica, Direzione distrettuale Antimafia di Salerno 88 persone, (79 in carcere e 9 ai domiciliari). Un centinaio in tutto gli indagati. Si tratta dell'evoluzione di un'indagine  che aveva portato nei mesi scorsi ad altri arresti.

I coinvolti sono accusati – a vario titolo – di numerosissimi reati. Si va dall'associazione di stampo mafioso, a quella finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, tentato omicidio, estorsione aggravata, riciclaggio, detenzione e porto illegali di armi, tutti aggravati dal metodo e dalle finalità mafiose, nonché di associazione per delinquere finalizzata al furto, ricettazione e riciclaggio di autovetture di grossa cilindrata.

Nell'operazione, che interessa 21 Comuni in cinque Regioni, sono impiegati oltre 500 uomini e donne tra poliziotti e carabinieri, con l'ausilio di elicotteri ed unità cinofile. Contestualmente il Comando provinciale della Guardia di Finanza di Salerno sta eseguendo un decreto di sequestro preventivo di urgenza nei confronti di beni nella disponibilità degli indagati. Si tratta di beni il cui possesso non risulta giustificato da ciò che emerge dalle analisi dei loro redditi.

La dinamica dell'inchiesta contro il clan Fezza-De Vivo

Le indagini – spiega la Procura – hanno preso corpo in un momento di particolare difficoltà per l’associazione criminale, permettendo agli investigatori di ricostruirne le fasi di riorganizzazione interna, l’ingresso di nuove leve e, soprattutto, il ruolo centrale della gestione della "cassa!, utilizzata per reinvestire e riciclare i proventi illeciti.

In questi casi, ovviamente, un sodalizio criminale per restare sulla breccia deve continuare a incutere timore nella popolazione ed esercitare un controllo capillare sui comuni di riferimento. E lo può fare solo riaffermando la propria forza intimidatrice attraverso azioni violente e minacciose compiute dalla componente militare. Il dominio del gruppo smembrato con l'inchiesta di oggi era concretizzato soprattutto nelle piazze di spaccio dell’area paganese, sia attraverso la fornitura diretta di stupefacenti, sia imponendo tangenti mensili ad altri gruppi criminali, inclusi quelli specializzati nei furti e nella ricettazione di auto e moto, fenomeno molto diffuso sul territorio.

Ma c'era anche un progetto di espansione: le investigazioni hanno evidenziato la capacità del clan di espandere i propri interessi verso i comuni napoletani di Sant’Antonio Abate e Santa Maria la Carità, con l’intento di monopolizzare anche lì il mercato della droga. Una strategia che ovviamente ha scatenato faide: contrasti con bande rivali, pestaggi, sparatorie. Accertato anche l’esistenza di una “controllata” interna, dedicata all’acquisto, allo stoccaggio e alla vendita di cocaina e hashish provenienti in grandi quantità dall’area napoletana e destinati al rifornimento delle piazze locali. Il controllo criminale si estendeva anche al settore dei furti di veicoli, con estorsioni attraverso il cosiddetto "cavallo di ritorno" e riciclaggio delle auto tramite alterazione dei dati identificativi. Il clan forniva alle “batterie” criminali tecnologie in grado di rubare anche vetture di ultima generazione.

Decifrati i messaggi criptati con cui il clan acquistava la droga dal Sud America, dalla Spagna e dall'Olanda

Un aspetto decisivo delle indagini è stato l’utilizzo di strumenti telematici: la Squadra Mobile di Salerno e i Carabinieri di Nocera Inferiore, in collaborazione con le autorità francesi tramite un Ordine di Indagine Europeo, hanno decifrato la messaggistica criptata usata dagli indagati per i rifornimenti di stupefacenti dal Sud America, dalla Spagna e dall’Olanda. Dalle chat emerge che in soli 4-5 mesi il sodalizio ha movimentato circa 600 kg di hashish, 100 kg di marijuana e 35 kg di cocaina. Documentato l’arsenale a disposizione del clan: fucili Skorpion e Kalashnikov, pistole di fabbricazione russa, una mitraglietta israeliana Uzi, oltre a mille cartucce e due giubbotti antiproiettile.

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