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Robotica e intelligenza artificiale per i restauri negli Scavi di Pompei

Nella giornata di ieri, 1 settembre, a Pompei è stato presentato RePair, un progetto finanziato dall’Unione Europea che mira a rendere più agevoli le operazioni di restauro degli antichi manufatti. Si tratta di un sistema robotico intelligente in grado di elaborare, abbinare e assemblare fisicamente in modo autonomo grandi reperti frammentati in una frazione del tempo necessario agli esseri umani.
A cura di Redazione Napoli
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Foto Scabec / FB
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Un matrimonio felice tra archeologia e robotica, all'insegna dell'avanguardia e dell'eccellenza nell'arte del restauro: è questo il motivo ispiratore del progetto RePair, il sistema robotico intelligente inaugurato ieri all'interno del Parco Archeologico di Pompei. Si tratta di un'IA grado di elaborare, abbinare e assemblare fisicamente in modo autonomo grandi reperti frammentati in una frazione del tempo necessario agli esseri umani, che ha mosso i primi passi nella giornata di ieri all'interno del sito archeologico di Pompei.

Acronimo di Reconstruction the past: Artificial Intelligence and Robotics meet Cultural Heritage, il programma impiegherà una tecnologia d'avanguardia per agevolare la ricostruzione fisica dei manufatti archeologici; reperti che, nella grande maggioranza dei casi, risultano frammentati o di difficile ricomposizione. Migliaia di frammenti, come piccole tessere di un puzzle, saranno risistemati con l’ausilio di una infrastruttura robotica, dotata di braccia meccaniche in grado di scansionare i frammenti, riconoscerli tramite un sistema di digitalizzazione 3D e restituirgli la giusta collocazione. Questo nuovo sistema sarà testato all’interno di casi di studio emblematici provenienti dal sito patrimonio mondiale dell’UNESCO di Pompei. Un'innovazione che agevolerà il processo di ricostruzione e darà nuova vita alle antiche opere d’arte.

RaPair: la lista dei manufatti che saranno restaurati

Oggetto di questa sperimentazione saranno, infatti, gli affreschi del soffitto della Casa dei Pittori al Lavoro nell’Insula dei Casti Amanti, danneggiati nel corso della eruzione del 79 d.C. e poi ridotti in frantumi in seguito ai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale. Il secondo caso di studio sarà costituito dai frammenti degli affreschi della Schola Armaturarum, determinati dal crollo dell’edificio di undici anni fa e in parte ancora non ricollocati. Due esempi iconici di grandi affreschi del patrimonio culturale mondiale che si trovano in stato frammentario e sono conservati nei depositi del Parco Archeologico di Pompei.

Chi sono i partner del progetto RePair 

Partner del progetto RePair, assieme al Parco Archeologico di Pompei saranno, tra gli altri: l’Università Ca’ Foscari di Venezia (ente coordinatore), la Ben-Gurion University of the Negev di Israele, la IIT – Istituto Italiano di Tecnologia e l’Associacao do Instituto Superior Tecnico Para a Investigacao e Desenvolvimento del Portogallo.

RePair: le parole del Direttore del parco di Pompei, Gabriel Zuchtriegel

“Le anfore, gli affreschi, i mosaici, vengono spesso portati alla luce frammentati, solo parzialmente integri o con molte parti mancanti. – dichiara il Direttore del Parco archeologico di Pompei, Gabriel Zuchtriegel –  Quando il numero dei frammenti è molto ampio, con migliaia di pezzi, la ricostruzione manuale ed il riconoscimento delle connessioni tra i frammenti è quasi sempre impossibile o comunque molto laborioso e lento. Questo fa sì che diversi reperti giacciano per lungo tempo nei depositi archeologici, senza poter essere ricostruiti e restaurati, e tantomeno restituiti all’attenzione del pubblico. Il progetto RePAIR, frutto di ricerca e competenza tecnologica, grazie all’ausilio della robotica, della digitalizzazione e dell’intelligenza artificiale, si pone l’obiettivo di risolvere un problema atavico. “

“Dal punto di vista scientifico e tecnologico, il progetto pone sfide importanti per affrontare le quali utilizzeremo le più avanzate tecniche nel campo dell’Intelligenza Artificiale, della Visione Artificiale e della Robotica", ha aggiunto Marcello Pelillo, coordinatore del progetto e professore di Intelligenza artificiale all’Università Ca’ Foscari Venezia.

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