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“N**o di mer*a, sarai schiavo a vita”: le frasi del capo all’operaio africano che chiedeva un contratto

Said, 34enne originario della Costa D’Avorio, quattro anni fa è scappato dal suo Paese a causa della guerra. Per due anni ha lavorato presso un’officina per moto in Campania, dov’è stato regolarmente sottopagato. Dopo aver chiesto un contratto di lavoro e non aver ottenuto nulla, il 34enne è andato via. Questa decisione ha scatenato l’ira del datore di lavoro che lo ha minacciato e gli ha rivolto insulti razzisti.
A cura di Federica Grieco
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«N**ro di mer*a e schiavo». Sono questi gli insulti razzisti che Said si è sentito rivolgere dal suo datore di lavoro, a cui chiedeva solo un regolare contratto di lavoro. Said – lo abbiamo chiamato così, comprendendo le ragioni del suo timore di esporsi con nome vero – è un 34enne originario della Costa d'Avorio, Paese martoriato dalla guerra, da cui ha deciso di scappare quattro anni fa, quando è arrivato in Sicilia a bordo di un barcone, prima di trasferirsi in Campania.

La storia di Said, minacciato dal suo datore di lavoro

Da due anni Said, che è ospite attualmente in un centro di accoglienza del Casertano, lavora in un'officina per moto. «Lui – spiega Hillary Sedu, avvocato del 34enne a Fanpage.it – lavora da qualche anno per un imprenditore italiano e svolge qualsiasi tipo di mansione legata all'attività di meccanico, ma veniva regolarmente sottopagato». Said ha più volte chiesto un contratto di lavoro con l'obiettivo di costruirsi un futuro migliore.

Ad un certo punto, il datore di lavoro del 34enne decide di accontentare la richiesta del lavoratore, ma quel contratto firmato si rivela un inganno: «Mi aveva fatto un contratto falso». Said decide quindi di licenziarsi, ma, dopo alcune pressioni, ritorna all'officina dietro la promesso di un contratto di lavoro, che però non è mai arrivato.

L'uomo quindi è andato via, ma la sua decisione ha scatenato l'ira dell'imprenditore che ha inoltrato a Said un messaggio di minaccia. «Sei un n**ro di mer*a, rimarrai schiavo a vita, devi fare solo il n**ro nella tua vita come lo fate tutti quanti, perciò siete n**ri… Se ti acchiappo ti mando all'ospedale».

Ora Said teme per la sua incolumità: «Lui conosce tutto di me, dove abito e cosa faccio, quindi trovarmi è facile».

Il messaggio è finito nella denuncia che Sedu, il suo legale, presenterà all'autorità giudiziaria. Said ha raccontato che, nel corso di questi due anni, oltre ad essere stato pesantemente insultato, è stato anche aggredito. «Sono andato via dal mio Paese per la guerra – spiega Sedu – non voglio un'altra guerra ancora in un altro Paese».

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Sandro Ruotolo, senatore del Gruppo Misto

«Siamo sgomenti – spiega Sandro Ruotolo, senatore del Gruppo Misto – per le parole piene di odio razziale pronunciate dal titolare di un’officina meccanica di Napoli contro il suo dipendente a nero, immigrato, con regolare permesso di soggiorno, che rivendicava il diritto del contratto di lavoro».

Secondo il senatore del Gruppo Misto, le frasi rivolte al 34enne sono «frasi che offendono, oltre alla vittima la cui unica colpa è quella di avere la pelle nera, anche tutte le persone che chiedono di poter lavorare in condizioni di legalità».

Ruotolo ha rivolto un appello a Gaetano Manfredi, sindaco di Napoli, «affinché il Comune di Napoli e le associazioni che lottano contro le discriminazioni si costituiscano parte civile nel procedimento che si aprirà a carico di quel datore di lavoro che di fronte alla richiesta del suo dipendente a nero di essere regolarizzato ha risposto con odio e minacce».

Cgil Napoli e Campania

Ha espresso indignazione, attraverso un comunicato stampa, anche la Cgil Napoli e Campania per la vicenda di Said: «Quindici euro al giorno per oltre 12 ore di lavoro sono cifre da sfruttamento». La Cgil Napoli e Campania ha definito le frasi dell'ex datore di lavoro del 34enne «da medioevo», sostenendo che non rispecchiano la cultura dell'accoglienza e dell'inclusione che da sempre contraddistingue la città partenopea. «Siamo a disposizione – si legge ancora nella nota – del lavoratore e di tutti coloro subiscono comportamenti discriminatori ed episodi di sfruttamento sui luoghi di lavoro».

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