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Ragazza 21enne segregata e incatenata in casa, genitori condannati a 14 e 12 anni

“Ho vissuto tre anni da bestia, chiusa al buio in una stanza. Costretta a fare i bisogni in un secchio”: il racconto della vittima ai carabinieri.
A cura di Pierluigi Frattasi
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Per anni avevano tenuto segregata in casa la figlia 21enne, reclusa al buio in uno scantinato e legata con le catene. Privata a volte anche del cibo e dell'acqua. Adesso, i due genitori sono stati condannati dal gup del Tribunale di Avellino: 14 anni di carcere la pena inflitta alla madre, 12 anni al padre. Erano accusati di maltrattamenti in famiglia, sequestro di persona e lesioni personali aggravate. Il giudizio è stato celebrato con il rito abbreviato su richiesta del difensore degli imputati. Una storia drammatica avvenuta in un paese di provincia, Aiello del Sabato, nel cuore dell'Irpinia.

La giovane sequestrata in casa salvata dai carabinieri

Una storia di violenze e maltrattamenti emersa grazie alla denuncia della sorella, che è riuscita a squarciare il velo del silenzio e ad aprile dello scorso anno ha avvisato i carabinieri. I militari dell'Arma sono entrati nell'appartamento e hanno liberato la giovane, che, secondo quanto ricostruito, sarebbe stata segregata e incatenata dopo aver tentato di scappare di casa nel 2018.

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Il gup del tribunale di Avellino ha inflitto la condanna più pesante alla madre 47enne della giovane, mentre al padre, ritenuto parzialmente incapace di intendere e di volere, sono stati inflitti due anni in meno.

Il racconto: “Costretta a fare i bisogni in un secchio”

“Ho trascorso gli ultimi tre anni della mia vita come una bestia”, ha raccontato la vittima ai carabinieri. “Per mesi mia madre mi trascinava in catene dalla camera da letto alle scale e viceversa. Dato che non potevo muovermi, è stato da allora che mi faceva fare i bisogni in un secchio".

"Dopo qualche mese – conclude – mia madre una mattina mi lasciò legata nella camera da letto, dicendomi che doveva andare a fare una visita e che dopo sarebbe tornata e mi avrebbe portata sulle scale. Invece, da quel giorno non sono più uscita da quella stanza. Trascorrevo le mie giornate legata alla rete del materasso, con le tapparelle abbassate, digiuna e senza acqua, costretta a fare i miei bisogni nel secchio”.

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