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“La casa è della camorra, andatevene o non avrete pace voi e i vostri bambini”

Una coppia, dopo aver ottenuto dal Comune di Napoli un alloggio confiscato alla camorra, è stata minacciata affinché non accettasse quella sistemazione.
A cura di Valerio Papadia
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Immagine di repertorio
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Il bene confiscato alla camorra era stato riassegnato dal Comune di Napoli a una coppia in difficoltà. Questo non è andato giù a due persone, marito e moglie, legati da parentela con il precedente inquilino della casa – ritenuto legato alla criminalità organizzata – che più volte hanno minacciato la nuova inquilina affinché non accettasse quell'alloggio, inducendola infine a rinunciare: "Questa casa è della camorra, se la volete dateci 50mila euro" le parole dei due, a rimarcare chi fosse il vero proprietario. Nei confronti dei due coniugi, dopo le indagini dei carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Napoli, coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia partenopea, è stato disposto il divieto di dimora nel Comune di Napoli e l'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, provvedimenti emessi dal gip del Tribunale di Napoli: i due sono ritenuti gravemente indiziati del reato di violenza privata aggravata dal metodo mafioso.

La donna costretta a rifiutare l'alloggio e ad accettarne un altro

Le indagini dei militari dell'Arma e dei magistrati antimafia hanno permesso di accertare che la coppia assegnataria, dopo aver ricevuto dal Comune di Napoli un alloggio confiscato alla camorra, nel quartiere Fuorigrotta, aveva in più occasioni ricevuto la visita dei due coniugi, che avevano preso a minacciarli affinché non occupassero quella "casa della camorra"; in una occasione, i due si erano presentati armati di una mazza da baseball per indurli a desistere, non facendosi scrupoli nemmeno davanti ai figli dei due. I comportamenti violenti e prevaricatori di marito e moglie, alla fine, avevano spinto la donna a rinunciare all'alloggio e ad accettarne un altro. Da ricordare che i due coniugi sono sottoposti alle indagini e quindi da ritenersi presunti innocenti fino a sentenza definitiva.

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