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Prima le bombe, poi la “bussata” del pizzo: nei video gli attentati del clan di “Quelli di San Lorenzo”

Blitz nel Salernitano contro “Quelli di San Lorenzo”, 8 arresti: il clan terrorizzava i commercianti con le bombe per poi imporre le estorsioni.
A cura di Nico Falco
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Uno degli attentati ricondotti al gruppo criminale
Uno degli attentati ricondotti al gruppo criminale

Avevano prima terrorizzato i commercianti con una serie di attentati dinamitardi, sventrando i negozi con grossi ordigni, poi erano passati all'incasso, con una capillare attività estorsiva. Un modus operandi che dimostra la violenza del clan dei "Zi Maist", anche noti come "Quelli di San Lorenzo", gruppo storicamente guidato dalla famiglia Iannaco-Sorrentino; la cosca è stata colpita dall'operazione dei carabinieri eseguita ieri mattina, 1 settembre: 8 arrestati, di cui sei in carcere. Non si tratta di una ramificazione di un clan del Napoletano, precisa a chiare lettere il procuratore Giuseppe Borrelli, ma di un gruppo criminale autonomo e ben radicato negli anni e sul territorio di Sant'Egidio del Monte Albino, in provincia di Salerno.

Blitz dei carabinieri contro "Quelli di San Lorenzo"

Le indagini che hanno portato alle misure cautelari nei confronti dei presunti affiliati al gruppo dei "Zi' Maist – Quelli di San Lorenzo" sono partite nei primi giorni di febbraio 2018, a seguito di una serie di attentati ad esercizi commerciali, partiti con una bomba piazzata davanti a una rivendita di materiale elettrico. Con intercettazioni telefoniche e ambientali, appostamenti, perquisizioni, sequestri, acquisizioni di documenti e accertamenti tecnico-scientifici, e ascoltando alcune vittime, i carabinieri della Tenenza di Pagani (su delega della Direzione Distrettuale Antimafia) hanno ricostruito le attività del clan fino almeno al 2019.

Destinatari della misura cautelare in carcere sono Gennaro Alfano, 49 anni, già detenuto; Gaetano Attianese, 26 anni; Raffaele Maiorino, 42 anni, già detenuto; Giuseppe Malvone, 61 anni, già detenuto; Eliodoro Nicosia, 33 anni; Ferdinando Trapani, 56 anni. Sono stati invece disposti i domiciliari per Gianluca Attianese, 39 anni, già detenuto, e per Marco Sorrentino, 47 anni. Il provvedimento, richiesto dalla Procura, è stato emesso dal gip del Tribunale di Salerno; gli indagati sono accusati, a vario titolo, di associazione mafiosa, estorsione, detenzione e porto illegale di armi comuni da spari ed esplosivi e di altri reati, in gran parte con l'aggravante del metodo mafioso.

Gli Iannaco-Sorrentino alleati alla Nuova Famiglia negli anni '80

Per gli inquirenti il clan, oltre a gestire il racket delle estorsioni (con i relativi atti intimidatori con le bombe), era attivo nelle rapine, nei furti e nella ricettazione di merce di provenienza illecita, ed aveva disponibilità di ordigni esplosivi e armi da fuoco. Durante le indagini è emerso anche il velo di omertà che era calato sulle vittime e sui residenti di quei territori, per gli investigatori sintomatico sia dell'esistenza, ma anche della asfissiante presenza del gruppo criminale, attivo da parecchi anni.

Negli anni '80, quando era in corso la guerra tra la Nuova Camorra Organizzata e la Nuova Famiglia, il clan, all'epoca guidato dalla famiglia Iannaco-Sorrentino, assunse in un primo momento una posizione neutrale, per poi schierarsi contro la fazione del "professore" Raffaele Cutolo e al fianco di quella di Carmine Alfieri ‘o ntufato a seguito dell'omicidio di Mario Iannaco.

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