video suggerito
video suggerito

Pizzo sui lavori del campus scolastico, condannato capoclan del Casertano

Il gip di Napoli ha condannato a 5 anni di carcere Clemente Massaro, capo dell’omonimo clan, per estorsione su un appalto pubblico; assolta la compagna.
A cura di Nico Falco
0 CONDIVISIONI
Immagine di repertorio
Immagine di repertorio

Il clan Massaro pretendeva una percentuale tra il 2 e il 3% sull'appalto per la realizzazione di un campus scolastico nel Casertano, e di imporre l'estorsione, e ritirare parte dei soldi, se ne era occupato direttamente il capoclan, Clemente Massaro, insieme alla compagna, Antonietta Sgambato: accusa che ha portato a processo entrambi, giudicati oggi; il 70enne è stato condannato a 5 anni di reclusione per estorsione aggravata mentre la 64enne è stata assolta e per lei è stata disposta la scarcerazione immediata.

La sentenza è stata pronunciata dal gip del Tribunale di Napoli Anna Fiore, al termine del rito abbreviato; per il capoclan (difeso dagli avvocati Orlando Sgambati e Valerio Stravino) la Direzione Distrettuale Antimafia aveva chiesto 12 anni di reclusione, mentre la pena invocata per la Sgambato (difesa dagli avvocati Alberto Martucci e Sgambati) era stata di 10 anni.

Secondo le ricostruzioni degli inquirenti Massaro, in passato collaboratore di giustizia e oggi ritenuto a capo dell'omonimo clan di camorra attivo in diversi comuni dell'area Est del Casertano (Maddaloni, Cervino, Santa Maria a Vico, San Felice a Cancello), taglieggiava una ditta edile che, sulla base di un appalto pubblico da 4 milioni di euro, stava realizzando un "campus scolastico" a Santa Maria a Vico, in provincia di Caserta.

Il 70enne si sarebbe recato più volte sul cantiere insieme alla moglie, pretendendo una percentuale del 2-3% sull'importo dei lavori e ottenendo una prima tranche nel febbraio 2025; la coppia è poi tornata prima di Pasqua nel cantiere, chiedendo altri soldi, ma in quella circostanza le telecamere di videosorveglianza hanno ripreso Massaro, detto "‘o pecuraro", e la Sgambato, detta "‘a sparatora", che prendevano i soldi dalle vittime e li nascondevano. La ricostruzione degli inquirenti è stata solo parzialmente condivisa dal gip, che ha condannato il capoclan ma assolto la donna.

0 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views