Pio Maimone ucciso a Mergellina, il padre: “Non posso perdonare Valda, solo Dio può farlo”

"Non posso perdonare Valda, non ho questa forza, il perdono glielo deve dare solo Dio". Così, al termine dell'udienza di secondo grado, Antonio Maimone, padre di Francesco Pio, il 18enne ucciso agli chalet di Mergellina il 20 marzo 2023 da un colpo di pistola sparato tra la folla durante un litigio tra due gruppi di giovani. Alla sbarra c'è Francesco Pio Valda, ritenuto dagli inquirenti baby boss dell'omonimo clan di Barra, Napoli Est, e già condannato all'ergastolo in primo grado.
"Confermare ergastolo in nome di Pio"
Questa mattina, 10 novembre, si è tenuta l'udienza del processo di Appello nell'aula 318 del Palazzo di Giustizia di Napoli, hanno discusso gli avvocati di parte civile. "Il colpo sparato nella folla – ha detto l'avvocato Sergio Pisani, che assiste la famiglia Maimone – è un atto ancora più grave della volontà di uccidere una specifica persona. Questo è un omicidio di camorra. Le sentenze vengono emesse in nome del popolo italiano, io oggi chiedo che la conferma dell'ergastolo sia pronunciata nel nome di Pio".
Dopo Pisani hanno discusso anche gli avvocati Mario Buzzo e Gianmario Siani, rappresentanti, rispettivamente, del Comune di Napoli e della fondazione Polis. "Non ci sono vittime di serie A e di serie B – ha detto Buzzo – ma ci sono eventi eventi che segnano in maniera particolare le coscienze. Quello di Francesco Pio Maimone è purtroppo l' ultimo di una lunga serie che indigna" e "ritenere insussistente l' aggravante mafiosa significa far fare un passo indietro alla città". Per l'avvocato del Comune di Napoli, che si sia trattato di un omicidio di camorra è dimostrato "anche i post che sono circolati sui social dove i due gruppi si fronteggiano", dai quali si evince quali siano le logiche dietro quella tragedia.
"La lingua italiana non ha coniato una parola per descrivere la morte di un figlio", ha detto nella sua arringa Siani – tutto questo è accaduto per colpa della camorra e la fondazione per Pio è il classico impegno di una famiglia che non si vuole abbandonare al dolore". L'avvocato della Fondazione Polis ha poi ricordato che, in Campania, le vittime innocenti della criminalità organizzata sono più di 600, "i numeri di una guerra", e che "quella tragica notte poteva morire chiunque".
L'omicidio agli chalet a Napoli
Quella notte a fronteggiarsi furono due gruppi, uno di Barra, di cui faceva parte Valda (a gennaio condannato a 15 anni per camorra), l'altro del Rione Traiano, periferia Ovest di Napoli. Tutto sarebbe nato da una scarpa pestata: Valda avrebbe tirato fuori un revolver e fatto fuoco, sparando ad altezza uomo. Per l'omicidio il giovane è stato condannato in primo grado all'ergastolo, ha assistito all'udienza di oggi collegato in videoconferenza dal carcere dove è detenuto."Se vai a Mergellina armato, in mezzo a tante persone – ha aggiunto Antonio Maimone – significa che avevi già intenzione di fare qualcosa di male".