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Piero Armenti de “Il mio viaggio a New York” sospeso per un anno dall’Ordine dei Giornalisti

Il popolare influencer e tour operator, noto per la sua grande conoscenza di New York, è anche giornalista professionista in Italia. Ed è stato sospeso per aver infranto un divieto: quello di fare pubblicità.
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Piero Armenti
Piero Armenti

«Amici del mio viaggio a New York!»: con questo slogan Piero Armenti ha fatto la sua fortuna. Salernitano, classe 1979, è uno degli imprenditori italiani del settore tour operator più conosciuti in assoluto all'estero. La sua agenzia di viaggi, che ha appunto sede nella Grande Mela, è associata a una possente narrativa social che Armenti alimenta con la sua capacità comunicativa («sono un imprenditore, scrittore ed urban explorer a New York», così si definisce). E tra i titoli che sfodera nella sua biografia ce n'è uno che il giovane tour operator campano, ormai in pianta stabile negli States, tiene a citare spesso: «Sono un giornalista professionista».

Tutto vero: prima iscrizione nel 2006, dice il sito dell'Ordine che riporta l'elenco di tutt'Italia. Tuttavia, da qualche giorno, alla voce del 46enne annota un altro elemento: «Sospensione d'ufficio». Il motivo è presto spiegato: Piero Armenti è stato sospeso per 12 mesi dall'esercizio della professione giornalistica. La sentenza è – apprende Fanpage – di pochi giorni fa, emessa dal Consiglio di disciplina dell'Ordine dei Giornalisti della Campania, ovvero dall'organo chiamato a esaminare i procedimenti disciplinari a carico degli iscritti e ad applicare, quando necessario, le sanzioni previste dalla legge professionale e dal Codice deontologico.

Ma perché Piero Armenti è stato sospeso per un anno dall'Ordine dei giornalisti? Il Consiglio di disciplina campano (Enrico Deuringer, presidente, e Paola Cacace, segretaria, insieme ai giornalisti Fabio Relino, Patrizia Varone, Pasquale Piscitelli, Fiorella Anzano, Antonio Gnassi, Claudia Izzo e Michele Maria Ippolito) ha deciso la sanzione per le attività pubblicitarie dell'imprenditore. In pratica Armenti da giornalista non potrebbe fare pubblicità prestando il suo volto alle imprese "Il mio viaggio a New York" che è una agenzia di viaggi negli Stati Uniti d'America e "Bukies burger & cookies", attività ristorativa aperta di recente in società con un terzo ad Aversa, nel Casertano.

La pubblicità confligge con l'articolo 10 del Testo unico, che recita: «Il giornalista non presta il nome, la voce, l’immagine per iniziative pubblicitarie». In un solo caso il giornalista può prender parte ad iniziative pubblicitarie: quando vi sono «fini sociali, umanitari, culturali, religiosi, artistici, sindacali». Armenti è stato anche segnalato per valutare la cancellazione dagli elenchi dell'Ordine in quanto da anni non svolgerebbe l'attività di giornalista, secondo il Consiglio di disciplina.

Il giovane imprenditore, notissimo sui social dove ha milioni di followers, ha difeso le proprie ragioni in sede disciplinare collegandosi via telematica da New York, dove opera e risiede, asserendo che è suo diritto costituzionale promuovere le sue imprese. Gli è stato risposto che ovviamente lui può fare l'imprenditore ma non può prestare il suo volto per promuovere le aziende. Incassata la sentenza, Armenti – se riterrà – potrà entro un mese presentare ricorso contro la delibera disciplinare al secondo grado di giudizio ovvero al Consiglio di Disciplina Nazionale.

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