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Perché la storia della Taverna di Nives e dei turisti israeliani a Napoli rischia di scoppiare in mano al centrosinistra

Lo scontro fra una turista israeliana e una ristoratrice pro Gaza finisce per mandare in affanno l’amministrazione comunale di Napoli.
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Manfredi, Armato e Ruotolo
Manfredi, Armato e Ruotolo

Sospendete per un attimo – solo per seguire la storia lucidamente – ogni vostra personale e legittima opinione sull'attuale evoluzione del conflitto israelo-palestinese (e perfino sulla definizione che ho fornito ora dello stesso, essendo essa stessa fonte d'acceso dibattito). Concentriamoci solo sui fatti accaduti a Napoli, alla Taverna Santa Chiara gestita dalla cittadina italiana Nives Monda, dove la famiglia di Geluah "Gili" Moses, cittadina israeliana, accusa la ristoratrice di averla cacciata dalla trattoria «perché ebrea».

C'è un video, girato dalla donna israeliana: riprende il culmine d'uno scontro accesissimo sul conflitto in atto. Le posizioni pro e contro i protagonisti della storia, meglio mettersi l'anima in pace, sono inconciliabili. Chi è convinto che a Gaza sia in atto un genocidio con uccisione indiscriminata di civili, occupazione di territori in spregio ad ogni convenzione, ogni legge, ogni umanità, non troverà mai un punto d'incontro contro chi è convinto che quella del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu sia l'unica risposta possibile dopo l'attacco di Hamas a Israele del 7 ottobre 2023.

La turista israeliana Gili Moses e la ristoratrice napoletana Nives Monda
La turista israeliana Gili Moses e la ristoratrice napoletana Nives Monda

Non è in una trattoria napoletana che si decidono i destini del mondo. Non è davanti da una genovese o ad un ragù che si troverà il bandolo della matassa. Vorremmo, ma non accadrà. Però, da qualche giorno, all'ombra del Vesuvio il pentolone di rabbia e contraddizioni su questa pagina orribile della storia contemporanea ha la fiamma ben alta e rischia di scoppiare in faccia al centrosinistra napoletano.

Quando la denuncia della famiglia di turisti israeliani a Napoli circola sui social network, accompagnata da un video girato nella trattoria dall'israeliana Geluah Moses, l'effetto assomiglia a quello che causa un fiammifero acceso in un pagliaio. Gaza, genocidio, Hamas, Palestina, Israele, Netanyahu, sionismo, antisemitismo, sono parole chiave di uno scontro senza mediazioni, senza impegno di reciproca comprensione, totalmente polarizzante, che per le vie digitali divampa da mesi in ogni parte del mondo e che in Medioriente è reale e sa di macerie, bombe, fame, sete, ostaggi, torture, missili.

Chi è Nives Monda

Monda e De Magistris
Monda e De Magistris

Focalizziamoci però su ciò che accade a Napoli e sui personaggi partenopei. Nives Monda non è solo la ristoratrice della "Taverna a Santa Chiara". È impegnata nella società civile, è amica dell'ex sindaco di Napoli Luigi de Magistris. Le sue posizioni politiche in favore del popolo palestinese non nascono ieri, sono storiche e pubbliche. Non solo. Nives Monda è anche critica nei confronti dell'attuale amministrazione comunale di Napoli guidata da Gaetano Manfredi (campo largo con Pd e M5s e parte della sinistra): più volte la commerciante è stata voce e volto di campagne e servizi giornalistici sull'overtourism senza controlli che cambia, in peggio, il volto del centro anticoQuesto per dire che si sa muovere nel mondo delle notizie, non resta passiva dopo il video e il tentativo di inondare di false recensioni negative il suo ristorante, avviato su X e su altri social.

L'incontro fra Teresa Armato e la famiglia di turisti israeliani

Il cortocircuito scatta quando entrano in ballo le solidarietà istituzionali. La prima è quella di Teresa Armato, assessora al Turismo del Comune di Napoli. Figura politica moderata, di radice democristiana (area demitiana), già senatrice e più volte assessora regionale, Armato è oggi nel Pd di Elly Schlein  nella corrente Areadem, fedelissima dell'ex ministro Dario Franceschini. È giornalista professionista, sa come funziona il mondo delle notizie. Armato incontra subito la famiglia israeliana, prima che la storia abbia contorni definiti.

Il suo, per quanto ne sappiamo, è un approccio che ha l'intento di appianare la controversia. Ma che vuoi appianare, quando le parole chiave sono quelle, quando l'argomento è quello? Il gesto viene "letto" come una presa di posizione del Comune di Napoli in favore della famiglia Moses, senza ascoltare la ristoratrice napoletana. Nel pomeriggio, infatti, Armato deve correggere il tiro con una dichiarazione scritta: «Come assessora al Turismo non potevo far passare l'immagine di Napoli come città discriminante e antisemita. Ma questa scelta non ha niente a che fare con la mia posizione politica di totale presa di distanza dall'orrore di Gaza».

La dichiarazione del sindaco Gaetano Manfredi

E il sindaco Manfredi? Ecco la sua dichiarazione pubblica: «Credo sia necessario riprendere il filo del dialogo perché quando non c'è dialogo ci sono incomprensione e conflitto. Vanno definiti bene i fatti, perché è chiaro che la tolleranza deve essere bilaterale». La «richiesta di dialogo» invocata dal sindaco di Napoli equivale a gettare una tazzina d'acqua sul rogo d'una foresta. Sul caso si sono gettati i pro e i contro di entrambe le parti, la storia sta viaggiando in tutto il Paese.

È in questo momento che la posizione del Comune di Napoli e la posizione del Partito Democratico (anche del resto della maggioranza che sostiene Manfredi) si scollano. Il Pd di Napoli è accusato di silenzio. Una nota arriva alle 4 del pomeriggio di lunedì, quando il rogo già divampa da un bel po'. «Siamo costretti a intervenire, perché c'è il rischio di attribuirci una posizione diversa da quella che ogni nostro esponente, con fatti e atti inequivocabili, ha sempre dimostrato su una questione delicata come quella israelo-palestinese: ristabilire subito il cessate il fuoco a Gaza, liberare incondizionatamente gli ostaggi israeliani ancora nelle mani di Hamas, ma soprattutto la fine delle violenze e delle occupazioni illegali nella Striscia e in Cisgiordania, quindi l’invio di aiuti con tutte le garanzie di sicurezza per gli operatori umanitari e sanitari».

La dichiarazione dell'eurodeputato Pd Sandro Ruotolo

Lo scollamento è evidente ancora meglio quando l'eurodeputato napoletano del Pd Sandro Ruotolo, uno dei più vicini a Schlein, con un video fa notare la distanza delle sue idee e della sua posizione da quella di Manfredi e della sua assessora. Anche Ruotolo è un giornalista e sa usare bene lo strumento. Le sue parole non si possono equivocare: «Non sono antisemita se esprimo la mia solidarietà ai gestori di Taverna a Santa Chiara, accusati a loro volta di essere antisemiti per aver condannato i massacri di Gaza dei civili palestinesi da una coppia di israeliani».

Perché la posizione di Ruotolo è importante? Perché Ruotolo appartiene a quell'area di Napoli intorno a cui ruotano molte personalità pubbliche vicine al Pd. Un ambiente dove la percezione della scelta del Comune – schierarsi subito con la turista invece che con la ristoratrice – non è stata affatto digerita.

La posizione di Luigi De Magistris

Infine, De Magistris. L'ex sindaco ha da sempre toni veementi nelle sue dichiarazioni. Su Gaza ha posizioni politiche nette e più volte espresse, non ci mette molto a esprimere solidarietà a Nives Monda e alla Taverna di Santa Chiara. Quando legge la posizione del Comune di Napoli, de Magistris ne percepisce la debolezza in termini di sentimento dell'opinione pubblica napoletana.  Si infila nella contraddizione, ci si fionda: «Sto con Taverna a Santa Chiara, con l’umanità, per la pace e contro il genocidio dello Stato d’Israele nei confronti della Palestina e del popolo palestinese. La giunta comunale di Napoli vergognosamente si schiera a prescindere sionisti e con i negazionisti del genocidio. Io mi schiero come sempre: dalla parte della giustizia, della Palestina e degli oppressi», dichiara, firmandosi «ex sindaco di Napoli».

E arriva la notizia: il 21 giugno annuncia un flash mob a Napoli dal titolo «Tutti giù per terra: per Gaza, contro il genocidio». Dove? Al Lungomare, il suo "simbolo" politico (fu durante la sua amministrazione che via Caracciolo fu chiusa al traffico). Da qui, dice chi lo conosce, inizia la campagna elettorale per le Comunali 2027.

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