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Perché il tiktoker Don Alì, “re dei maranza” diceva di voler invadere Napoli

L’arresto del controverso tiktoker riporta alla memoria la sortita contro Napoli, quando diceva via social di voler “invaderla”.
A cura di Redazione Napoli
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Don Alì
Don Alì

La notizia dell'arresto di Don Alì, conosciuto sul social Tiktok con l'appellativo "re dei maranza", per aver aggredito con altri, un maestro di scuola elementare lo scorso ottobre a Torino, riporta alla memoria una vicenda che nello scorso mese di aprile suscitò polemiche e indignazione a Napoli.

In quel caso si accesero i riflettori dei media nazionali su Don Alì poiché aveva lanciato sui social la folle idea di una «invasione del Sud», con Napoli come prima tappa. Il giovane, 24 anni, residente a Torino, origini marocchine ma nazionalità italiana, cresciuto nel quartiere Barriera di Milano, aveva pubblicato su TikTok una serie di video in cui chiamava a raccolta i cosiddetti maranza di tutta Italia, invitandoli a viaggiare «tutti insieme» verso Napoli proprio nel giorno della sfida scudetto Napoli-Inter.

Secondo la sua narrativa, si trattava di dare «una risposta» ai ragazzi del Sud che – a suo dire – «si esaltavano» e ostentavano una cultura della violenza “da film”. Nei video deliranti, divenuti immancabilmente virali, Don Alì sosteneva di voler «far vedere la vita reale», mimava armi immaginarie e arrivava a promettere tafferugli, scippi e «macelli» in strada. L’idea di “invadere Napoli” era quindi costruita come una sfida Nord contro Sud, quartieri difficili contro quartieri difficili, una rivalità usata per aumentare visualizzazioni e notorietà.

La vicenda aveva determinato anche un'interrogazione parlamentare (della Lega Nord) e interventi della Prefettura di Napoli per i rischi di ordine pubblico. Alla fine, come spesso accade in questi casi da "leoni da tastiera", non si era verificato alcun raduno reale. Dunque l'invasione era rimasta una squallida provocazione digitale. Diverso invece il caso che ha determinato l'arresto: lì l'aggressione c'è stata, è stata documentata dalla Polizia e lì il tiktoker dovrà risponderne penalmente.

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