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Non ha i soldi per pagare il pane, la commerciante glielo regala: “Succede sempre di più, tutti i giorni”

La storia di Fiorella, titolare del panificio Torinelli all’Arenaccia. E di una cliente che non ce la faceva a pagare il pane del giorno.
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Una persona non dovrebbe mai esser costretta a rinunciare al cibo, a tirare la cinghia perché non ha possibilità economiche. E non dovrebbe essere costretta a farlo nel peggiore dei modi, ovvero accorgendosi al momento di pagare che non ha abbastanza denaro per la spesa alimentare del giorno.

Eppure accade, accade tutti i giorni. Mortificazione silenziosa di chi – e a molti è capitato di vederli – fa dietrofront e prima di affrontare la cassa ripone di nuovo sugli scaffali le cose che non può permettersi di acquistare. Quando si tratta di "sfizi", la bottiglia di vino più costosa, la Coca Cola, il dolcetto è un conto. Ma quando si tratta di pane, di latte, di nuova, di pasta, degli alimenti-base, cosa succede?

Spesso il ridimensionamento della propria capacità di spesa è una consapevolezza che si ha in silenzio: ti accorgi che non hai soldi in sufficienza e la tua borsa è più leggera, punto. Quando però arrivi alla cassa e non hai denaro affronti l'umiliazione. Oppure accade qualcosa. Qualcosa che sa di solidarietà e di umanità. Sentimenti e parole rare, di questi tempi.

Napoli, quartiere Arenaccia. Uno dei più popolari e popolosi, brulicanti di storie e fattarielli vari, belli e brutti. Una di queste storie, di questi piccoli miracoli d'umanità avviene in via Colonnello Carlo Lahalle, dove c'è un grosso panificio-tarallificio con una entrata a più porte e una bella insegna. Si chiama Panificio Torinelli.

Un uomo – è lui che ha voluto raccontare il tutto scrivendo al deputato Francesco Borrelli –  è in fila per acquistare del pane. Davanti a lui c'è una donna, non giovanissima, che prende tre pezzi di pane. Si ferma e come se si fosse ricordata di qualcosa, chiede alla commessa quanto costano.  «Fa 3 euro e 50», le viene risposto.

La donna non sorride né storce la bocca. Semplicemente chiede  di togliere dalla busta un pezzo di pane. Non ha abbastanza denaro in tasca.

Fiorella Marrone è la titolare del panificio. È una commerciante di lungo corso, è sveglia, «scetata», come di dice in napoletano. Capisce subito cosa sta succedendo.  «Prontamente e con discrezione», racconta l'uomo testimone del gesto «ha ordinato alla commessa di non togliere il pezzo di pane, dicendo che era omaggio della ditta. Io volevo intervenire per pagare, ma non ne ho avuto il tempo».

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Raggiunta da Fanpage.it, Fiorella racconta:

Dalla mia postazione riesco a vedere le casse e ho capito cosa stava accadendo.

Una signora distinta che evidentemente non poteva spendere più di quello che aveva in tasca e doveva fare altre compere, non aveva i soldi sufficienti per pagare il pane.

Mi sono alzata discretamente e ho detto che nella maniera più assoluta non doveva posarlo e che era un piacere per noi farglielo portare a casa.

Vendere del pane, un alimento base, una "spia" della capacità di spesa nel Paese, significa anche avere il polso della situazione sociale. Spiega Fiorella a Fanpage.it: «Avevo già previsto nei mesi scorsi che le persone avrebbero avuto difficoltà negli acquisti. Ma non pensavo così. Chi comprava uno o due chili di pane ora si accontenta di acquistarne un quarto. C'è chi mi chiede se può pagare l'indomani perché nel frattempo gli arriva la ricarica sulla carta. Io non ho aumentato di un centesimo il costo del pane ma mi creda, ormai la farina va alle stelle».

La commerciante dell'Arenaccia chiude così il suo racconto: «Ogni sera alle 9 dalle chiese vengono al negozio e io gli regalo il pane che ci resta. Chiese, soprattutto. A volte mi chiedono di andare da loro in parrocchia perché le persone vogliono ringraziarci ma io dico no, l'importante è che hanno quello che devono avere. È l'unica cosa che conta».

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