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Non è solo l’orribile piazza Municipio: sono anni che a Napoli il verde non esiste più

Napoli da anni ha dimenticato l’importanza degli alberi nel centro città. Non solo piazza Municipio: basterebbe pensare ad esempio a piazza Dante.
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Piazza Municipio
Piazza Municipio

L'errore di Gaetano Manfredi è stato vantarsene. Ma non è certo imputabile all'attuale sindaco di Napoli questo disastro che abbiamo la sfrontatezza di chiamare "piazza". Per dieci anni Luigi De Magistris, sindaco a sua insaputa, nulla fece né disse contro la "nuova piazza Municipio", questa lingua di pietra lavica arsa quattro mesi all'anno dal sole, e poi frustata dai venti di mare d'inverno, senza riparo nell'una e nell'altra situazione, senza capacità d'aggregazione, di socialità,  un deserto che ben rappresenta l'ex capitale del Mezzogiorno, sempre più ridotta a mercatino.

Cosa diventerà piazza Municipio? È semplice: un posto per bancarelle abusive, maledetti tavolini o partitelle di pallone. Un deserto metropolitano affacciato sul mare, uno schiaffo quotidiano alla storia del Maschio Angioino che placido guarda e se solo potesse parlare ricorderebbe i bei tempi di Carlo II lo Zoppo.

Non furono né De Magistris né Bassolino o Manfredi ad iniziare la guerra contro il verde di piazza Municipio. Iniziò Achille Lauro, sindaco della speculazione edilizia negli anni Cinquanta, tagliando i lecci che la abbellivano. Restavano i giardini. Spariti. Perché i sindaci che vennero,  davanti ai progetti di risistemazione della piazza non ebbero nulla da eccepire. Gli scavi del metrò con il progetto di Alvaro Siza prevedono, a onor del vero, filari di alberi. Gli alberi cresceranno? Chissà. Quelli piantati davanti palazzo San Giacomo anni fa soffrono. Molte volte sono stati  sostituiti perché si bruciavano sotto il sole della canicola.

Ma non ci illudiamo: questa specie di orribile pista d'atterraggio piazzata nel centro città non è l'unica schifezza urbana: sono anni che le costosissime e lentissime realizzazioni delle stazioni della metropolitana di Napoli con relativo riassetto urbanistico delle piazze sovrastanti devastano zone bellissime. La prima vittima è il verde pubblico. Un esempio? Piazza Dante. 

Piazza Dante
Piazza Dante

Badate bene: non si tratta di rimpiangere i bei vecchi tempi andati (ammesso che davvero fossero belli). Una città deve trasformarsi e adattarsi per sopravvivere e rendersi a misura di cittadino (oddio, Napoli ci prova, ma i risultati non sono soddisfacenti). Si tratta di una cultura del verde pubblico e dell'ambientalismo che non esiste più in città e probabilmente non è adeguatamente rappresentata né in Consiglio comunale né fra i napoletani, più preoccupati del nuovo negozio di pollo fritto o dell'orologio di plastica in edizione limitata. Del resto cosa fanno gli alberi per noi? Ci danno solo ossigeno e riparo…

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