Napoli, nuove regole per aprire bar e ristoranti dal 2026: stop ai micro take away in centro

Stop ai micro take away al centro storico di Napoli, quelli senza bagno per i clienti e senza sale interne per la consumazione. Il Comune si prepara a bloccare le licenze per le nuove aperture dei mini-fast food che hanno spazi striminziti, sono senza bagno per il pubblico, e svolgono tutta la loro attività sulla pubblica via. Una tipologia che negli ultimi anni ha spopolato nel capoluogo partenopeo, con il proliferare di mini-locali di appena 10-15 metri quadrati. Tutto questo non sarà più possibile, mentre saranno incentivati i locali con metrature adeguate, che assicureranno comfort e servizi di qualità. Il nuovo regolamento partirà probabilmente dopo l'estate 2026, al termine dei tre anni del blocco delle licenze nel centro storico.
L'amministrazione Manfredi ha già predisposto una delibera di giunta di proposta al consiglio che fissa i cardini del nuovo regolamento, che Fanpage.it è in grado di anticipare. Non ci sarà uno stop totale alle nuove aperture, come adesso, ma sarà molto difficile aprire, a causa di paletti stringenti. Cambia anche la modalità dei controlli: non servirà più la Scia, con le verifiche che avvengono ex post, dopo l'apertura, ma i controlli saranno preventivi e servirà una autorizzazione per aprire. Per il presidente della commissione comunale Commercio, Luigi Carbone, "Il nuovo regolamento sarà discusso con tutte le associazioni di categoria e con l'amministrazione e sarà pronto per luglio 2026".
Il blocco delle licenze di bar e ristoranti finisce a luglio 2026
Al momento, nel centro storico di Napoli è in vigore il blocco delle licenze per nuove aperture di bar e ristoranti, in vigore dal luglio 2023 per tre anni. La scadenza naturale è fissata per luglio 2026, come confermano fonti di Palazzo San Giacomo a Fanpage.it. La delibera del 2023 è arrivata a valle di un lungo lavoro congiunto tra Comune, Regione Campania e Soprintendenza ai Beni Culturali. L'obiettivo era tutelare le attività del centro storico Unesco di Napoli, attraverso una intesa tra enti per salvaguardare il patrimonio artistico, monumentale e storico, andando a limitare la diffusione di alcune attività del food che potessero mettere a rischio il tessuto culturale, artigianale e identitario locale. Da qui, la delibera che ha disposto il blocco delle nuove aperture di attività del food per tre anni, in un perimetro definito, quale quello del centro storico.

L'intesa prevedeva ogni anno una sorta di tagliando del dispositivo, fino alla scadenza dei tre anni, per arrivare ad un regolamento che prevedesse un assetto stabile e non transitorio. La Regione Campania lo scorso anno ha chiesto al Comune di accelerare sulla realizzazione del regolamento, fissando un primo termine massimo a dicembre 2025, quindi a 2 anni e mezzo, rispetto all'approvazione delle delibera iniziale. Nel passaggio del testimone tra la giunta di Vincenzo De Luca e quella di Roberto Fico, il Comune ha ottenuto dal nuovo governatore di poter utilizzare l'ultimo semestre del triennio (cioè i primi 6 mesi del 2026) per realizzare il regolamento definitivo sulle licenze al centro storico. Nelle more, la giunta Manfredi ha approvato una delibera di proposta al consiglio che ha fissato i nuovi paletti del regolamento.
La bozza di regolamento in commissione Commercio
La bozza di regolamento adesso passerà in discussione in Commissione attività produttive, cultura e turismo, guidata dal presidente Luigi Carbone. "Da sempre siamo favorevoli ad una regolamentazione delle aperture di attività del food nel centro storico – spiega Carbone – Purtroppo, abbiamo ereditato una situazione di aperture indiscriminate, durante l'amministrazione precedente, con il proliferare di micro-ristoranti take away, pizzetterie e friggitorie, che ha rischiato di cancellare il tessuto identitario del centro storico di Napoli. Una situazione che ha portato anche ad un abbassamento della qualità dell'offerta gastronomica, mentre molti nuovi locali, non avendo spazio all'interno, concentravano le attività su strada, creando chiasso, rifiuti e problemi di vicinato".
"Le attività – spiga Carbone – vanno fatte in luoghi idonei. Per il nuovo regolamento ascolteremo le categorie, cercheremo di portare progetti che portino innovazione e dall'altra parte diano l'idea di non creare una guerra tra poveri. La sovrabbondanza di licenze ha prodotto, infatti, una concorrenza spietata tra bar e ristoranti. In alcune strade se ne sono aperti a decine, cambiando la fisionomia del quartiere. Dobbiamo dare un segnale. Ma questo non significa scoraggiare gli investimenti. Anzi – conclude il presidente della commissione Commercio – abbiamo visto che con il blocco delle licenze, gli imprenditori seri, che vogliono investire su Napoli, hanno scelto altre zone della città, riequilibrando lo sbilanciamento verso il centro storico. La Napoli del futuro non deve subire il fenomeno turistico, ma governarlo, confrontandosi con il privato, stimolando la crescita sana. Noi ci auguriamo che possano aprire attività serie, che possano anche creare un indotto robusto. Un'attività più grande e strutturata può creare lavoro stabile".
Cosa ci sarà nel nuovo regolamento sulle aperture di bar e ristoranti a Napoli
Ma cosa cambierà con il nuovo regolamento dal 2026? Alcuni principii sono stati inseriti nella delibera di giunta di proposta al consiglio approvata a dicembre. Ecco di seguito i principali:
- Sarà impossibile aprire in locali troppo piccoli. Nel nuovo regolamento sarà preso in considerazione, infatti, il criterio della grandezza della superficie. In pratica, si cercherà di rendere impossibile aprire senza la possibilità di somministrare all'interno del locale. Un modo per contrastare il dilagare di micro take away. I locali dovranno avere le cucine a norma, che secondo i criteri dell'Asl dovranno essere di un minimo di 15 metri quadrati. Ogni attività dovrà avere il bagno ospiti-clienti, il bagno per il personale, una saletta per la somministrazione. In questo modo, lo standard minimo delle attività del food dovrebbe arrivare a circa 35-40 metri quadrati. Andando ad abolire quei locali, come take away e friggitorie, di 10-15 metri quadrati, che spesso non hanno il bagno per il pubblico o la sala per la somministrazione.
- Sarà istituita una griglia di valutazione dei requisiti. Ci sarà un punteggio minimo da garantire per avere un determinato tipo di apertura. Non basterà più la SCIA, la segnalazione certificata di inizio attività con autocertificazione, ma servirà una autorizzazione. Il sistema cambierà, i controlli non arriveranno più dopo l'apertura, ma prima.
- Garantire la sostenibilità sull'impatto acustico e ambientale. I locali dovranno essere insonorizzati, per evitare che i rumori infastidiscano i vicini. Dal punto di vista ambientali dovrà essere garantita l'efficienza degli elettrodomestici e all'interno dei locali ci dovranno essere degli spazi o depositi adibiti allo stoccaggio dei rifiuti e degli imballaggi di cartone, che non dovranno più essere lasciati in strada.
- Sarà inserito anche un criterio per agevolare le convenzioni con i parcheggi nelle vicinanze, per incentivare una mobilità intelligente e non ingolfare la città.