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Murales della camorra, rimossi targa e altarino per pregiudicati a Cercola e Ponticelli

Sono stati rimossi altri due “altarini della camorra”, abusivamente collocati in strada in memoria di due pregiudicati uccisi in agguati di camorra. A Cercola (Napoli) è stato tolto un altarino per Luigi Bevar, ucciso nel 2003 e ritenuto legato a scissionisti del clan Sarno, a Ponticelli eliminato uno striscione per Gennaro Castaldi, ritenuto affiliati al clan D’Amico.
A cura di Nico Falco
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Altri due altarini dedicati a pregiudicati uccisi in agguati di camorra sono stati rimossi oggi, 1 aprile tra Napoli e provincia. L'attività di rimozione era stata avviata nelle scorse settimane, concordata in un tavolo tecnico dopo la riunione del Comitato ordine e sicurezza pubblica del 4 marzo. La Prefettura di Napoli aveva stilato un elenco di murales e targhe che erano state apposte in varie aree cittadine a ricordo di vittime ammazzate e considerate riconducibili alla criminalità organizzata. Il programma di interventi

Nell'elenco erano finiti anche l'altarino dedicato al baby boss Emanuele Sibillo, nello stabile dove vive la famiglia, e quelli per Luigi Caiafa e Ugo Russo, uccisi mentre mettevano a segno una rapina. Le operazioni di rimozione sono state svolte dalle amministrazioni comunali col supporto delle forze dell'ordine. Nei giorni scorsi erano stati rimosse altri murales e altarini a Forcella, Posillipo, San Giovanni a Teduccio e San Pietro a Patierno.

Stamattina a Cercola, in via Faraone, è stato rimosso un altarino dedicato a Luigi Bevar, pregiudicato ucciso il 27 gennaio 2003 e ritenuto affiliato a un gruppo scissionista del clan Sarno di Ponticelli. A Napoli, nel quartiere Ponticelli, tra via Sambuco e via Toscanini, nel rione Conocal, è stata rimossa una targa commemorativa in memoria di Gennaro Castaldi, ucciso nel 2013, a 21 anni; in quell'agguato fu ammazzato anche il 19enne Antonio Minichini, figlio di Anna De Luca Bossa (uccisa nel luglio 2014) e nipote di Antonio De Luca Bossa, "Tonino ‘o sicco", ex Sarno ed oggi ritenuto a capo di uno dei principali gruppi di camorra di Ponticelli; il 19enne era ritenuto dagli inquirenti estraneo alle dinamiche criminali e con tutta probabilità fu soltanto una vittima collaterale dell'agguato contro Castaldi, che invece era collegato al clan D'Amico.

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