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Francesco Pio Maimone ucciso a Napoli, ultime news

Mergellina, la cartolina diventata il gratta e vinci di Napoli

Se hai il vizio della memoria a Napoli impazzisci perché hai l’esatta percezione di ciò che non è cambiato negli anni. Occorre armarsi, sì, ma di cieca fiducia e speranza, per potere andare avanti. Ogni anno che passa è più difficile crederci.
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Mergellina negli anni Sessanta
Mergellina negli anni Sessanta
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Mergellina è due mondi separati da una curva d’asfalto quasi sempre bloccata dalle auto. Il mare e il marciapiede. Sono entità porose, come il resto della città: si scambiano persone, si guardano e diffidano l’una dell’altra. A Mergellina però possono ancora accedere tutti. Nessuna prenotazione né fila da sopportare, non c’è un prezzo troppo alto da pagare: passeggiare è gratis, una graffa non costa quanto una cena di pesce. E il panorama è incluso nel prezzo. Non è la Napoli dei soli turisti ed è cartolina ovvia, quasi inconsapevole, così naturale da non doversi sforzare d’essere colore.

Da qualche anno fa in luogo di «abbascio ‘e chalet» la geolocalizzazione dei giovani napoletani è diventata «’nderra Mergellina».  Ho detto napoletani ma è una imprecisione: Mergellina e gli chalet sono vissuti da un popolo metropolitano. Una provincia intera, capoluogo incluso.

Una vecchia cartolina degli chalet di notte
Una vecchia cartolina degli chalet di notte

Ciò che appare folla in realtà non è popolo indistinto bensì utenza diversa a seconda di orari e giorni: passa il lunedì e in tutti i giorni della mattina e troverai runners e quei pochi pescatori che resistono. Vedrai chi ha ancora un rapporto col mare e ne trae reddito o svago. Ma prova ad andare la sera, agli chalet di Mergellina. C’è un popolo e una tensione che sperimenti solo in alcuni eventi di piazza o in una discoteca.

Uno studio sociologico del Comune di diciotto anni fa fotografò così le diverse funzioni di Mergellina: «È quasi una sintesi simbolica di Napoli: una coesistenza nello stesso spazio di mondi anche tra loro antitetici, che, in alcuni casi fortunati, diventa condivisione». Son passati anni e quei “casi fortunati” si sono ridotti, assottigliati, sono spariti.
A Mergellina la dinamica non è di condivisione ma di protezione degli spazi. Vengono quelli di Soccavo e quelli di Barra, ‘e guagliune di Ponticelli e quelli di Pianura. Gli chalet lavorano come catene di montaggio: soft drinks e superalcolici, birre e patatine, graffe e cornetti. Marciapiede, scooter, moto, auto, tavolini, dehors, cassonetti.

Ogni spazio è motivo di contesa: congestione, abusivismo, occupazione. Mergellina è il gratta e vinci di Napoli: togli la patina dorata e si palesa a poco prezzo la sconfitta con tutte le sue dipendenze. L'ostentazione, la lotta al tavolino migliore, al parcheggio più vicino, al cameriere che serve prima te e poi me.

Tutto intorno i problemi di sempre, le tragedie di sempre. Quando fuori agli chalet fu ucciso Francesco Estatico, febbraio 2004, furono dette più o meno le stesse parole usate in queste ore dopo la morte di Francesco Pio Maimone.

Se hai il vizio della memoria a Napoli impazzisci perché hai l'esatta percezione di ciò che non è cambiato negli anni. Occorre armarsi, sì, ma di cieca fiducia e speranza, per potere andare avanti. Ogni anno che passa è più difficile crederci.

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Giornalista professionista, capo cronaca Napoli a Fanpage.it. Insegna Etica e deontologia del giornalismo alla LUMSA. È autore del libro "Se potessi, ti regalerei Napoli" (Rizzoli). Ha una newsletter dal titolo "Saluti da Napoli". Ha vinto il Premio giornalistico Giancarlo Siani nel 2007 e i premi Paolo Giuntella e Marcello Torre nel 2012.
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