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Maurizio ucciso per un parcheggio, la moglie e la figlia: “Non perdoniamo, sono vigliacchi”

La moglie e la figlia di Maurizio Cerrato, ucciso il 19 aprile per un parcheggio: “Non sentiamo di dire niente agli aggressori, non meritano le nostre parole, sono solo vigliacchi. Mio marito non l’avrebbero mai ammazzato se non fosse stato da solo. Ci volevano quattro di loro, ci volevano le armi”.
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A cura di Pierluigi Frattasi
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“Non sentiamo di dire niente agli aggressori, non meritano le nostre parole, sono solo vigliacchi. Queste persone non meritano nulla: non il mio fiato, non il mio perdono. Mia figlia di 7 anni crescerà senza il padre, l'altra a 20 anni ha dovuto vivere una cosa che non auguro a nessuno: il perdono è impossibile. Mio marito non l'avrebbero mai ammazzato se non fosse stato da solo. Ci volevano quattro di loro, ci volevano le armi". Sono le prime parole di Tania Sorrentino, moglie di Maurizio Cerrato, il 61enne ucciso la sera del 19 aprile per difendere la figlia in una lite per un parcheggio in via IV Novembre a Torre Annunziata. Tania parla abbracciata alla figlia maggiore Maria Adriana, la figlia di 21 anni, che era assieme al padre la sera di quel maledetto lunedì, in una sorta di conferenza stampa all'esterno della Procura di Torre Annunziata. "Invito chi ha paura – dice Maria Adriana – a parlare". E aggiunge: "Mio padre è stato un eroe. Quella sedia? La sposterei ancora".

"Chi ha visto parli"

Questa notte i 4 uomini individuati dai carabinieri e ritenuti responsabili della morte di Maurizio sono stati fermati e sono adesso nel carcere di Poggioreale a disposizione dei giudici. Nei confronti di tre dei quattro indagati, ora tutti in cella, sarebbero emersi precedenti penali: per due uomini si tratta, secondo gli inquirenti, di precedenti "significativi". Ma in questi giorni le indagini si sono scontrate contro un muro di omertà e silenzi. "L'omertà ci sarà sempre – dice Tania – ma le cose possono cambiare anche perché le persone per bene non sanno nemmeno cosa sia l'omertà. Noi non giudichiamo nessuno: nemmeno Maurizio l'avrebbe fatto e noi non lo faremo mai". "Maurizio non ha avuto paura – aggiunge Maria Adriana – e non c'è l'ho nemmeno io. Non avrò mai paura. A chi ha paura chiedo di reagire, di non temere, di parlare". "Al posto di mio marito – riprende Tania Sorrentino – o di mia figlia, ci potevano essere loro. Tutti sono in tempo per poter cambiare, per capire ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. Torre Annunziata deve cambiare perché così non possiamo andiamo avanti". Mamma e figlia hanno ringraziato la magistratura e le forze dell'ordine che in questi giorni non hanno smesso un attimo di cercare gli assassini di Maurizio. "Abbiamo trovato persone umane – spiegano – ma non abbiamo mai dubitato di questo, sin dal primo momento".

"Mio padre è stato un eroe"

"Mio padre si è fatto ammazzare per me, è stato un eroe – aggiunge Maria Adriana – Mio padre ha sempre detto che si sarebbe fatto ammazzare per le sue figlie e l'ha detto anche quel giorno. Non avrebbe trovato modo migliore per andarsene. Sono tanto forte in questo momento. Continuerò a combattere: non mi possono togliere più nulla, mi hanno già tolto il mio cuore". "Il nome di mio marito – afferma Tania Sorrentino – non lo devono dimenticare mai. Queste persone non meritano nulla: non il mio fiato, non il mio perdono. Mia figlia di 7 anni crescerà senza il padre, l'altra a 20 anni ha dovuto vivere una cosa che non auguro a nessuno: il perdono è impossibile".

"Quella sedia? La toglierei ancora"

"Quella sedia? Non l'accettavo – dice Maria Adriana – a voi sembra giusto occupare un posto in modo illegale? Ho reagito? L'avrebbe fatto anche mio padre, lui questa cosa me la faceva sempre notare. Non l'ho accettata e non l'accettate nemmeno voi. Non buttiamo più una carta per terra solo perché il cestino è lontano. Pensate e reagite, altrimenti il cambiamento non ci sarà mai. Avete paura? Si supera. Io di paura non ne ho più". Per il legale della famiglia Cerrato, Giovanni Verdoliva, "la figlia di Maurizio Cerrato reclamava un diritto di tutti. Il cambiamento è questo: insegnare ai propri figli come vivere nella legalità. La pronta risposta dei carabinieri e della Procura dice proprio questo se si ha fiducia nella legge, nel rispetto delle regole, la risposta ci sarà sempre. Oggi c'è tanta rabbia, tanta indignazione ma lasciatemelo dire anche un pizzico di soddisfazione".

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