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Manifesti della Lega di Salvini da Gay Odin, la cioccolateria replica: “Locale sfitto da mesi”

È diventata virale sui social, accompagnata da commenti sdegnati e inviti al boicottaggio, una fotografia che ritrae una sede della cioccolateria Gay Odin con manifesti elettorali della Lega. In realtà l’azienda non si è schierata, ma si tratta di un locale sfitto da mesi che è stato affittato da un candidato per farne il comitato elettorale.
A cura di Redazione Napoli
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Gay Odin, la nota e storica cioccolateria napoletana, non solo si è schierata con la Lega, esponendo i manifesti elettorali, ma ha messo una sua sede a disposizione del partito per un comizio? Così sembrerebbe, almeno a giudicare dalla fotografia (apparentemente) inequivocabile che sta diventando virale sui social: nell'immagine si vedono chiaramente i poster di Matteo Salvini e di Maurizio Esposito. Una scelta che ha fatto storcere il naso a molti, che hanno appunto pensato che l'azienda napoletana stesse attivamente supportando la Lega. In realtà, e sarebbe bastata un'occhiata più attenta, le cose non stanno così.

Basta osservare meglio la fotografia per notare che l'insegna è indubbiamente quella inconfondibile della cioccolateria, ma la vetrina è vuota e il materiale elettorale è anche all'interno. Come se si trattasse non di semplice pubblicità elettorale ma proprio della sede – temporanea – di un partito. Ed è infatti di questo che si tratta: la filiale è quella del Centro Direzionale, sfitta da mesi, che per le elezioni è stata affittata da Maurizio Esposito, candidato con la Lega, che stamattina ha inaugurato il comitato elettorale con la presenza di Stefano Caldoro e Marcello Taglialatela.

L'insegna non è stata tolta per una semplice dimenticanza che, però, avrebbe potuto avere degli esiti disastrosi per il marchio napoletano: molti di quelli che condividono sdegnati la fotografia, infatti, incitano al boicottaggio, promettono che non metteranno mai più piede in quel negozio che per loro ormai è marchiato Lega e invitano gli altri a fare altrettanto.

A tagliare la testa al toro ci ha pensato la stessa Gay Odin, che è intervenuta sulla questione con un comunicato stampa dopo che la foto è diventata vitale.

"Si tratta di un punto vendita non più attivo da qualche mese, che in un secondo momento è stato fittato a terzi l'insegna non era stata ancora eliminata e da qui il motivo del fraintendimento che ha associato il nostro brand a dimensioni e contesti che non ci appartengono. Abbiamo provveduto immediatamente a richiedere la copertura dell'insegna e ritenuto giusto condividere con voi le ragioni di un'interpretazione fallace che, sui social, ha trovato un'eco vasta e veloce. Ringraziamo, però, le numerose segnalazioni dei nostri clienti, i quali ancora una volta hanno dimostrato di esserci vicini anche in un momento come questo".

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