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“È la foto che facesti col Papa?”: nel 2017 il capo del clan Moccia in udienza da Bergoglio

Nel 2017 il capoclan Angelo Moccia e la moglie avevano partecipato ad un’udienza con Papa Francesco; la circostanza emerge dall’ordinanza da 56 misure contro la cosca di Afragola (Napoli).
A cura di Nico Falco
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Udienza Papale nella Sala Nervi al Vaticano / foto archivio
Udienza Papale nella Sala Nervi al Vaticano / foto archivio

Angelo Moccia, indicato dagli inquirenti ai vertici del clan che porta il suo cognome insieme ai fratelli Luigi e Antonio, nel 2017 aveva partecipato ad un'udienza con Papa Bergoglio al Vaticano. La circostanza viene citata nell'ordinanza da 57 misure cautelari contro la storica cosca camorrista di Afragola, eseguita oggi dai carabinieri contestualmente al sequestro di beni per 150 milioni di euro da parte della Guardia di Finanza.

Nelle quasi duemila pagine del provvedimento viene riportato un dialogo tra Giovanni Esposito, detto ‘o studente, ritenuto imprenditore di riferimento della cosca e considerato legato al capoclan anche da un rapporto personale, e Domenico Caputo, alias Zio Mimì, entrambi tra i destinatari dell'ordinanza. I due sono nell'ufficio di Esposito quando Caputo nota una immagine e dice all'altro:

Ma quella è la fotografia che tu ti facesti con il Papa?

Dalle indagini emerge, in effetti, che Esposito ha partecipato ad una udienza col pontefice il 22 marzo 2017, insieme ad Angelo Moccia e alle consorti dei due; è bene specificare che non si tratta di incontri privati, ma di udienze pubbliche, a cui si accede tramite richiesta inoltrata alla Prefettura della Casa Pontificia. Per questi incontri vengono effettuati dei controlli per la sicurezza ma il Papa, naturalmente, ignorava chi fossero gli ospiti di quel giorno.

Per gli inquirenti il clan Moccia poteva contare, oltre che sull'ala militare, quella che direttamente si occupava degli affari illeciti come le estorsioni, anche su un'ala imprenditoriale, che serviva per reinvestire i capitali illeciti; quest'ultima, composta da imprenditori e colletti bianchi, sarebbe stata fondamentale per le infiltrazioni negli appalti della della rete ferroviaria, compresi quelli che ruotavano intorno alla stazione dell'Alta Velocità di Afragola.

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