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L’orrore di Maddaloni, violentata e filmata dagli amici di famiglia: “Dai la colpa a tuo padre”

I tre che hanno sequestrato e violentato per tre giorni una 22enne di Maddaloni (Caserta) con gravi deficit mentali erano amici di famiglia, persone di cui lei si fidava. Il particolare emerge dalle indagini sulla terribile storia che si è conclusa con gli arresti. I tre avevano anche minacciato la ragazza di pubblicare su Internet i video delle violenze se non avesse ritirato la denuncia.
A cura di Nico Falco
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Non è stato difficile convincerla a seguirli nell'abitazione di uno di loro. Erano amici di famiglia, che aveva spesso visto in compagnia del padre e da cui credeva di non dovere temere nulla. Persone di cui lei, 22 anni all'anagrafe ma un'età mentale di dieci o dodici anni, si fidava completamente. E non è stato difficile nemmeno ridurla a un oggetto nelle loro mani: le violenze, dagli stupri alle percosse con un bastone, sono andate avanti per tre giorni. Non hanno dovuto trovare nemmeno un posto isolato: è accaduto tutto in un appartamento in una zona abitata di Maddaloni, la ragazza era talmente soggiogata da non aver provato nemmeno ad opporsi o a chiedere aiuto.

Emerge anche questo particolare dalla terribile storia che arriva da Maddaloni (Caserta) e che si è conclusa con l'arresto di tre persone: un 65enne e una coppia, lui 35 anni e lei 31; due di loro hanno precedenti penali, non specifici. Le indagini sono partite a settembre, quando la ragazza è tornata a casa, accompagnata da uno degli aguzzini. Il padre si era già rivolto alle forze dell'ordine: da tre giorni la figlia era scomparsa, nessuno l'aveva vista e lei non rispondeva al cellulare. Quello che è successo in quei tre giorni di incubo è stata la stessa ragazza a raccontarlo dopo, aiutata da uno psicologo. E così è venuto fuori tutto: le violenze sessuali, prima a turno e poi in gruppo, le continue percosse, i telefonini che registravano mentre veniva abusata.

I video, altro particolare raccapricciante. Le forze dell'ordine li hanno trovati, esistono. Erano nel telefonino di uno dei tre indagati, se li erano scambiati. Ed erano quelli che erano serviti per minacciare la ragazza, per indurla a ritirare la denuncia o, almeno, ad accusare suo padre delle violenze: sarebbero finiti su Internet. Pubblicati sui social, dove tutti l'avrebbero potuta vedere, dove tutti l'avrebbero riconosciuta e lei non si sarebbe scollata mai quelle immagini di dosso. Oltre ad essere stata sequestrata, stuprata, sarebbe stata anche umiliata per sempre.

La storia risale alla fine di settembre 2020, le indagini sono state svolte dalla Squadra Mobile di Caserta (agli ordini del dirigente Davide Corazzini), coordinata dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere. I poliziotti sono riusciti a ricostruire nel giro di un paio di settimane quello che era accaduto in quella casa e anche tentativi di convincere la vittima a ritirare la denuncia. Durante gli accertamenti la ragazza è stata portata in località protetta, per tenerla al sicuro da ritorsioni, e gli agenti hanno perquisito le abitazioni degli indagati, sequestrando, tra le altre cose, i supporti informatici su cui c'erano i video. Oggi l'esecuzione dell'ordinanza, emessa dal gip su quello che il procuratore facente funzioni Alessandro Milita definisce "un quadro probatorio granitico". I tre sono stati rintracciati all'alba di oggi dagli agenti della Mobile di Caserta e del commissariato di Maddaloni e condotti nel carcere di Santa Maria Capua Vetere e nel femminile di Pozzuoli.

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