Lorenzo Marone (Libreria Luce): “Napoli è una città invidiosa più delle altre. Il mondo letterario? Un po’ snob”

"Questo era un mio vecchio pallino, aprire una libreria che fosse anche un centro di accoglienza, un luogo in cui potersi rilassare e prendersi cura di sé". Lorenzo Marone, celebre scrittore napoletano, spiega così la volontà di aprire a Napoli Luce, la prima libreria emotiva inaugurata in città lo scorso 30 marzo. Uno spazio culturale creato con la socia Roberta Nicodemo, un'idea nata una sera di qualche mese fa. Raggiunto da Fanpage ha raccontato cosa significhi avere aperto in città una nuova libreria indipendente, basata sulle emozioni. Continua il nostro viaggio all'interno delle librerie di Napoli.
Aprire una libreria indipendente è sempre una scommessa. Come nasce Luce?
"Nasce da un'idea avuta la sera di qualche mese fa. Era un vecchio pallino che si è concretizzato anche grazie all'incontro con la mia socia, Roberta Nicodemo, mediatrice familiare e counselor. Volevo aprire in città una libreria che fosse, in qualche modo, diversa, che potesse distinguersi. Io scrivo romanzi introspettivi, sono sempre stato interessato all'individuo, a sentire. Quindi abbiamo pensato di unire le forze per creare una casa in cui trovare libri divisi per emozioni. Libri in grado di aiutare e da poter scegliere in base al proprio stato emotivo. Una libreria ma anche un centro di accoglienza, un luogo in cui potersi rilassare e prendersi cura di sé".
La città come ha accolto quest'idea?
"Abbiamo avuto una grande risposta, ma non solo da Napoli, da tutta l'Italia. Avrà giocato anche il mio ruolo, il fatto che io abbia un seguito. Però di base ha vinto l'idea. Io credo che, al di là del bello quando si apre una nuova libreria, ci sia bisogno di luoghi del genere. Posti in cui si possa tornare ad avere la possibilità di confessare, oserei dire, i propri problemi, i propri stati emotivi. Da Luce possiamo entrare e dire ‘ho bisogno d'aiuto'. E questo può venire dai libri. La biblioterapia non è una cosa che abbiamo inventato noi".
E qual è stata la reazione delle altre librerie indipendenti napoletane?
"Ci hanno fatto gli auguri solo "Raffaello" e "IoCiSto", siamo amici, ci conosciamo da tempo per via del mio essere scrittore. Per il resto, basta, altre librerie di Napoli non mi hanno contattato. Tanti che lavorano nel settore dell'editoria sì, invece. Mi hanno contattato tanti editori campani e tante associazioni, anche attorno al mondo dell'emotività e che vorrebbero collaborare. Io cerco di far entrare tutti, questa non è semplicemente la libreria mia o di Roberta, vogliamo che diventi un centro di aggregazione dove ognuno possa venire a dare il proprio contributo".
E invece cosa pensa delle librerie indipendenti che cercano di fare rete?
"Il problema di questa città è che si tratta di una città invidiosa, forse più delle altre. A Napoli c'è sempre qualcuno che si vuole «mettere ncoppa», sopra, quindi si ha sempre una parola cattiva. Il mondo dell'editoria non si salva, e lo dico da scrittore. Il mondo letterario è un mondo un po' snob. Si tende a essere chiusi, qui non si vuole fare rete perché se vendi molto o se hai un grande successo non sei letterario. È un grave limite di molti in questo ambiente. Dovremmo dare più spazio alle idee".
Idee come quella, molto discussa, di vendere assieme cibo e libro. Cosa ne pensa?
"Noi siamo anche caffetteria, quindi non mi sento certamente di condannare chi apre un locale di food inserendo i libri. Io penso che, in ogni caso, ogni luogo in cui si trovino dei libri sia positivo. Anzi, mi danno un po' fastidio tutte le cose cattive che vengono dette contro chi unisce cibo e libri. Ne hanno dette contro anche di noi, e noi non abbiamo nemmeno la cucina e facciamo orari di libreria. Al quartiere però avrà fatto sicuramente piacere che ad aprire, per una volta, non fosse l'ennesimo negozio di cibo".