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L’ordine di Maria Licciardi al commerciante: “Non vendere più acqua”. Confermato carcere per la donna boss

Il Tribunale del Riesame ha confermato il carcere per Maria Licciardi, la donna boss ritenuta a capo dell’omonimo clan e ai vertici dell’Alleanza di Secondigliano. Era stata fermata agli inizi di agosto nell’aeroporto di Ciampino. Il gip nell’ordinanza: “Scelta di vita criminale, immutabile e definitiva”.
A cura di Nico Falco
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Maria Licciardi, ritenuta dagli inquirenti ai vertici dell'omonimo clan e dell'Alleanza di Secondigliano, esercitava un controllo del territorio totale e capillare, al punto da decidere chi poteva vendere cosa e chi no. Anche l'acqua. Emerge da alcune intercettazioni inserite nell'ordinanza con cui, il 9 agosto, il gip di Roma ha convalidato il fermo della Dda eseguito il 7 agosto dai carabinieri del Ros nei confronti di "lady camorra" e disposto la custodia cautelare in carcere. Oggi il Tribunale del Riesame ha confermato la misura cautelare in carcere; le accuse sono di associazione per delinquere di tipo mafioso, ricettazione di denaro di provenienza illecita e turbativa d'asta.

L'ordine di Maria Licciardi: "Non deve vendere più acqua"

L'episodio riguarda un commerciante di Piscinola, periferia nord di Napoli, a cui un luogotenente della donna boss aveva imposto di smettere di vendere l'acqua per favorire un altro esercizio commerciale vicino. L'uomo, però, aveva continuato. Tanto che a presentarsi da lui era stata la stessa Licciardi, detta "‘a Piccerella". Alle rimostranze del commerciante, che aveva risposto di avere avuto delle rassicurazioni dalla nipote della boss, la Licciardi aveva risposto: "La malavita la faccio io. Rosaria (la nipote, ndr) fa il ragù".

Riesame conferma carcere per Maria Licciardi

La "Piccerella", 70 anni, era stata fermata dai carabinieri nell'aeroporto romano di Ciampino, in procinto di partire con un biglietto di sola andata per Malaga, dove la aspettava la figlia. Nelle motivazioni dell'ordinanza di convalida del fermo e di applicazione della misura cautelare del gip di Roma Valerio Savio si legge che Maria Licciardi è stata capace "di riprendere in poco tempo le redini di una associazione di stampo mafioso e di porre in essere con l'intimidazione condotte quali quelle" ai capi contestati "dopo una detenzione di ben otto anni… dato che evidenzia la personalità delinquenziale e la attuale pericolosità sociale di Maria Licciardi e che integra, si può dire in modo pragmatico, la sussistenza nei suoi confronti di quelle esigenze cautelari di eccezionale rilevanza".

Per il gip, inoltre, la donna boss ha gestito "con preoccupante prepotenza" le vicende criminali del clan, "nonostante la consapevolezza di una attività investigativa a suo carico, circostanza, questa, che non frenava il suo agire illecito e anche violento… a dimostrazione di una scelta di vita criminale, anche in età avanzata, certamente definibile come immutabile e definitiva". Per il giudice sono inoltre sussistenti il pericolo di fuga e la reiterazione dei reati. Il provvedimento era stato convalidato a fine agosto anche dal gip di Napoli.

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