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L’ondata di turisti a Napoli raccontata da chi ci lavora: così sta cambiando faccia alla città

Il turismo ha creato a Napoli un indotto legale di piccoli imprenditori che ha sostituito la vecchia economia del vicolo, spesso basata sull’illecito.
A cura di Peppe Pace
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Quartieri Spagnoli affollati da turisti / foto P. Pace
Quartieri Spagnoli affollati da turisti / foto P. Pace

Negli ultimi anni Napoli ha vissuto un'evoluzione esponenziale dei visitatori. Da circa 500 turisti all'anno dei primi anni 2000 si è passati agli attuali 4 milioni di visitatori ufficiali, sfiorando i 7 milioni se aggiungiamo i turisti non registrati (che vengono ospitati da amici e parenti) o che non soggiornano.

Ad aumentare sono anche i giorni di permanenza media, che durante il periodo post Covid hanno sfondato il "muro" dei 3 giorni. Secondo i dati del Comune di Napoli, in occasione del ponte dell'Immacolata sono confluiti nelle casse della città circa 25 milioni di euro. Da questi numeri emerge che, di fatto, il turismo (e le attività ad esso connesse) rappresentano la principale attività economica della città.

Al netto degli effetti nefasti della turistificazione, il business dell'accoglienza ha creato un indotto legale di piccole imprese a conduzione familiare che sta sostituendo la vecchia economia del vicolo, spesso sommersa o basata su vere e proprie attività illegali, dal contrabbando allo spaccio di droga, quel mercato residuale della camorra ancora presente in vaste aree della città.

Le recenti ordinanze sulla tutela del centro storico, come il divieto temporaneo di aprire nuove attività di food and beverage, hanno messo un freno all'apertura indiscriminata di fast food, che spesso prendono il posto di botteghe o attività storiche. Con l'effettiva applicazione a livello nazionale del Decreto ministeriale Sanità del 5 luglio 1975 a tutte le attività ricettive (comprese le locazioni parziali o brevi), il legislatore ha invece messo un freno all'apertura incontrollata di strutture e attività che non rispettano le misure minime degli immobili e i requisiti igienico sanitari che fino a ieri erano previste, di fatto, solo per le strutture alberghiere ed extra alberghiere. Chi non rispetta tali requisiti, non potrà ottenere il Codice Unico Identificativo delle Strutture Ricettive, obbligatorio per tutte le strutture a partire da novembre 2023 e indispensabile per poter svolgere qualsiasi attività ricettiva.

Grazie alla crescente domanda di posti letto, molti abitanti di quartieri fino a ieri malfamati, come i Quartieri Spagnoli, ma anche Mercato e Pendino, che si trovano nelle immediate adiacenze della Stazione Centrale, hanno visto lievitare il valore delle proprie abitazioni, che in molti casi sono state parzialmente o totalmente trasformate in attività ricettive, dando vita a un indotto legale fatto di lavanderie, servizi di colazione e ristorazione, deposito bagagli, muratori, idraulici, elettricisti, piccoli musei e attrazioni, guide e accompagnatori turistici. Per molti cittadini, soprattutto per le famiglie a cui è stato negato il reddito di cittadinanza, il fenomeno rappresenta un vero e proprio riscatto sociale, come ci racconta Luigi Bencivenni, che gestisce una piccola casa per turisti nel cuore di Napoli:

Chi non aveva lavoro e stava per strada, oggi guadagna onestamente e paga le tasse. La gestione delle attività ricettive, siano esse bed and breakfast, case vacanze, fitti parziali o fitti brevi, ha permesso a molte persone, specialmente ai giovani, di rimanere a Napoli senza essere costretti ad emigrare.

Andare a vivere lontano dalle attività ricettive che gestisci è praticamente impossibile: oggi la legge ti impone di accogliere l'ospite personalmente, registrare i suoi documenti, incassare la tassa di soggiorno da girare poi al Comune, gestire i check-out, pulire, cambiare la biancheria, intervenire se qualcosa non funziona.

Per molti di noi è un riscatto sociale e gli effetti positivi si ripercuotono sulla città: luoghi che fino a ieri mettevano paura solo a sentirli nominare, come i Quartieri Spagnoli che negli anni '80 e '90 erano inaccessibili, oggi sono diventati la principale attrazione della città. Non ci stiamo arricchendo, tolte le spese di manutenzione, le utenze, le tasse, i permessi e le licenze, il guadagno netto di un piccolo appartamento è di circa 1000 euro al mese.

Tra i vari elementi che incidono e condizionano pesantemente il comportamento di chi lavora nell'indotto dell'accoglienza c'è sicuramente il potere della recensione, che in molti casi spinge il cittadino/host a farsi promotore non solo della propria attività, quindi della propria casa, ma anche della cosa comune: il condominio, la strada, il quartiere, tutto ciò che è complementare all'offerta e che può avere ripercussioni sulla recensione finale dell'ospite, un meccanismo che Elia Rosciano, delegato dell'associazione Host Italia per la Campania, conosce molto bene:

Sapendo che l'ospite dirà: "Sì, sono stato in una bella casa, però il palazzo se ne cadeva a pezzi, sono sceso e c'era l'immondizia per strada", il napoletano ha cominciato a interessarsi prima del palazzo, poi addirittura in tanti casi anche del proprio vicolo, della strada, a mettere ove possibile la fioriera per evitare lo sversamento abusivo dei rifiuti. Accanto alla naturale capacità di accoglienza che hanno i napoletani, ora c'è uno sforzo a imparare le lingue, a tenere pulito, a raccontare ed essere promotori della città.

Il passo successivo è la professionalizzazione di chi oggi gestisce le attività ricettive, una sfida che coinvolge soprattutto le amministrazioni locali, in particolare l'assessore del Comune di Napoli con delega al turismo e alle attività produttive, Teresa Armato:

Insieme all'assessore al lavoro Chiara Marciani e alle associazioni di categoria, abbiamo individuato la possibilità di realizzare dei tirocini per qualificare le professioni legate al turismo, investendo circa 7 milioni di euro.

Il Comune diventa un ente locale promotore di lavoro per tutti quei cittadini, soprattutto i giovani, che invece di emigrare, avranno la possibilità di qualificare la propria professione qui a Napoli, nella propria città, addirittura entro casa propria. Tutto questo, in una città come Napoli che è ancora infondo celle classifiche quanto a occupazione, specialmente occupazione femminile, è un fatto importante.

Non può essere un turismo senza regole: c'è un diritto all'abitare, ma non solo degli studenti, anche quello dei residenti, e deve essere contemperato con quello che è un fenomeno che comunque ha migliorato e qualificato la nostra città.

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