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Le mani del clan Lo Russo negli appalti pubblici: sequestrate società e beni per un milione di euro

Destinatario del provvedimento un affiliato ai “Capitoni” che era stato individuato come gestore di una azienda di riferimento del clan.
A cura di Nico Falco
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Immagine di repertorio
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Beni per un milione di euro sono stati sequestrati a un affiliato al clan Lo Russo: secondo le risultanze investigative l'uomo era gestore di fatto di una società che, guidata ufficialmente da un prestanome ma in realtà facente capo al clan, consentiva all'organizzazione criminale di diversificare i settori di investimento infiltrandosi negli appalti di servizi presso la Pubblica Amministrazione.

Il sequestro si inquadra nelle attività volte ad aggredire i patrimoni dei clan e a contrastare le infiltrazioni nel tessuto economico; in questo caso arriva nel corso di indagini sullo storico clan attivo da decenni tra Miano (roccaforte nel rione San Gaetano) e le altre aree della periferia Nord di Napoli, che in passato aveva tentato di espandersi anche nel rione Sanità, nel centro cittadino, appoggiando la scissione di Salvatore Torino dai Misso nei primi anni duemila e successivamente, nel 2015, con l'omicidio di Pierino Esposito, boss degli Esposito-Genidoni ucciso davanti alla Basilica della Sanità; secondo gli inquirenti dal 2016, dopo l'arresto di Carlo Lo Russo, il clan si è spaccato in due fazioni: "Abbasce Miano" e "Ncopp Miano", con roccaforti rispettivamente nella parte bassa e in quella alta del quartiere.

Il provvedimento, eseguito dalla Direzione Investigativa Antimafia, è stato emesso dal Tribunale di Napoli – Sezione Misure di Prevenzione e trae origine da una proposta avanzata dal Procuratore della Repubblica e dal direttore della Dia. Il sequestro riguarda riguarda 2 società attive nel settore commerciale, 6 beni immobili, oltre a numerosi oggetti preziosi e rapporti finanziari: il valore complessivo è stato stimato in circa un milione di euro.

Destinatario del provvedimento è un soggetto già condannato per la sua partecipazione al clan dei "Capitoni", individuato negli anni dalla Dia come gestore di fatto di un'azienda di riferimento al clan: dagli approfondimenti è emersa la sproporzione tra il reddito dichiarato e le disponibilità patrimoniali.

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