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La spiaggia di Posillipo torna libera, respinto il ricorso del Bagno Elena. I giudici: “Subito la gara”

Il Consiglio di Stato ha respinto il ricorso del Bagno Elena. Lo storico lido di Posillipo aveva impugnato la sentenza del Tar che aveva affermato la necessità di fare una gara per la concessione della spiaggia.
A cura di Pierluigi Frattasi
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Spiaggia del Bagno Elena a Napoli

La spiaggia di Posillipo torna libera. Il Consiglio di Stato ha respinto il ricorso della società che gestisce il Bagno Elena, attualmente in concessione in proroga per la gestione dell'arenile. Il contenzioso vede lo storico lido napoletano contrapposto al vicino ristorante Palazzo Petrucci, che ha avanzato anche lui la richiesta di poter gestire un lembo di spiaggia. Il primo round al Tar di Napoli era stato favorevole a quest'ultimo. Bagno Elena ha però impugnato la sentenza.

La decisione del Consiglio di Stato sul Bagno Elena

Ieri è arrivata l'ordinanza del supremo organo amministrativo – presidente Roberto Chieppa, estensore Daniela Di Carlo – per il quale "non sussistono le condizioni per accordare tutela all’interesse privato della società ricorrente alla continuità della propria azienda, dovendosi invece tutelare l’interesse pubblico alla fruizione collettiva e indistinta del bene pubblico ove non riservato attraverso il rilascio di legittimo titolo all’esito di gara pubblica, nonché l’interesse privato degli altri operatori economici che aspirano a parità di condizioni a conseguire il medesimo bene giuridico, scaturendo dunque dalla sentenza impugnata, non sospesa, l’immediato rilascio, senza ulteriore indugio, dell’area demaniale detenuta dall’appellante, affinché la stessa sia restituita al suo naturale uso in favore della intera collettività, ovvero immediatamente sottoposta a gara".

Cosa succede ora alla spiaggia di Posillipo

Cosa succede adesso alla spiaggia di Posillipo? L'ordinanza del Consiglio di Stato arriva in piena estate con le spiagge napoletane affollate di turisti. Chiaramente sgomberare uno stabilimento balneare, peraltro storico a Napoli, come testimoniato da migliaia di foto d'epoca, non è cosa semplice da fare dalla sera alla mattina. Il Consiglio di Stato, nell'ordinanza pubblicata, traccia un possibile scenario di quello che potrebbe accadere. "Resta quindi fermo – scrive – in conclusione, il potere dell’Autorità di procedere immediatamente alla gara, attraverso apposito bando, in modo tale che siano finalmente attualizzate e rese operative le linee guida sulle quali la medesima Autorità si è adoperata, valutando in quella specifica sede la possibilità della proroga tecnica in pendenza di gara, sussistendone i presupposti conformemente a legge, e quindi in definitiva ostando in virtù dell’odierno giudicato cautelare ogni ulteriore rilascio di titoli provvisori in via di fatto, avulsi dalla pubblicazione di un bando di gara con tempi certi e prevedibili".

Se l'Autorità Portuale dovesse lanciare una gara pubblica per la gestione della spiaggia, infatti, sarebbe possibile fare una proroga tecnica. Non una concessione in proroga come quella attuale. In questo caso, il Bagno Elena potrebbe restare in piedi fino all'aggiudicazione, indipendentemente da chi dovesse poi aggiudicarsi la gestione dell'arenile. L’Autorità Portuale, infatti, "non ha ancora provveduto a bandire la prevista gara per l’affidamento delle nuove concessioni – si legge nell'ordinanza – avendo finora provveduto a porre in essere mera attività prodromica (in buona sostanza, criteri e principi guida), senz’altro utile ai fini delle future gare, ma non risolutiva dell’annoso problema della continua reiterazione dei titoli scaduti, non trovando riscontro le deduzioni dell’Autorità appellante incidentale sulla necessità di sospendere l’impugnata sentenza per le difficoltà nel bandire una procedura di gara".

"L’odierno contenzioso – conclude – si caratterizza per tale problema, in quanto la qualificazione nominalistica del titolo come ‘concessione provvisoria’ non risolve il problema della reiterazione dei titoli scaduti, ma anzi lo aggrava, sovrapponendosi, l’istituto non riconosciuto della proroga di fatto, all’unico strumento previsto dall’ordinamento, ossia la proroga tecnica in pendenza di gara".

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