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“La generazione TikTok della mafia”: il figlio del boss Marino finisce sul Times di Londra

Crescenzo Marino, figlio del boss Genny McKey, protagonista di un articolo del The Times sull’uso di TikTok da parte dei camorristi.
A cura di Nico Falco
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L'articolo del The Times su Crescenzo Marino
L'articolo del The Times su Crescenzo Marino

Cosa ci fa la fotografia di Crescenzo Marino, figlio del boss Genny McKey e di recente arrestato, in apertura di un articolo del The Times? Eccolo lì: sul palcoscenico di uno dei più importanti giornali britannici, mostrato negli screen dal suo profilo TikTok mentre gira in Ferrari, è davanti alla Torre Eiffel e sfoggia abiti di lusso e orologi preziosi. Come fosse l'erede di un impero milionario costruito alla luce del sole e non tra le palazzine delle Case Celesti di Secondigliano.

Il figlio del boss Marino protagonista di un articolo del Times

Il concetto è quello illustrato a Fanpage.it da Marcello Ravveduto, storico e studioso della comunicazione mafiosa, e ripreso in una successiva intervista rilasciata al quotidiano britannico The Times e citata, tra gli altri, dal Daily Mail e dal canale francese C-News. "Mafia’s TikTok generation upset bosses with public displays of wealth and violence", questo è il titolo, ovvero: "La generazione Tiktok della Mafia sconvolge i boss con manifestazioni pubbliche di ricchezza e violenza".

Il quotidiano britannico pubblica le foto del giovane che potrebbe tranquillamente passare per il rampollo di qualche famiglia imprenditoriale, intento a sfoggiare i benefit dell'azienda di famiglia. Cosa c'è dietro a quelle immagini, lo hanno spiegato le indagini dell'Antimafia: nei primi anni Duemila quelle delle Case Celesti erano tra le principali piazze di spaccio dell'allora regno di Paolo Di Lauro e, anche dopo le varie Faide di Scampia, da quelle parti il traffico di droga è rimasto, seppur molto ridimensionato, un affare capace di far girare milioni di euro.

Chi è Crescenzo Marino, figlio di Gennaro McKey

Crescenzo Marino, 25 anni, è il figlio di Gennaro Marino, alias Genny McKey, detenuto al 41bis, e nipote di Gaetano Marino, ucciso in un agguato a Terracina nel 2012. Coinvolto in una recente inchiesta per camorra, dopo un primo diniego del gip che ne aveva respinto la richiesta di arresto, il ragazzo è finito in manette soltanto pochi giorni fa, insieme ad altre 5 persone, tutti accusati di essere ai vertici del clan Marino. Dell'abitudine del 25enne di sfoggiare il lusso sui canali social ne aveva già parlato il giornale online Stylo24 in un articolo dell'ottobre 2021, con un incipit esplicativo: "i suoi profili social assomigliano alle vetrine dei negozi, di quelli esclusivi in via Calabritto a Napoli, via Condotti a Roma, o la meneghina via Monte Napoleone".

Screen dal profilo TikTok di Crescenzo Marino
Screen dal profilo TikTok di Crescenzo Marino

"TikTok è il loro reality, i camorristi sfoggiano il lusso"

La questione di base, il segreto del successo, è la "normalizzazione" di certi messaggi: l'algoritmo di TikTok non fa differenza tra il Rolex al polso dell'imprenditore milionario e quello del boss di camorra, e così entrambi i video finiscono nella categoria del lusso. Ed è proprio questo che, insieme alla possibilità di parlare senza intermediari, di raccontare il proprio mondo alla propria maniera, è il motivo per cui i giovani camorristi hanno scelto la piattaforma cinese come principale forma di comunicazione.

L'utilizzo di TikTok da parte della malavita organizzata può rappresentare un drastico cambio di rotta, a quanto pare già ampiamente molto diffuso tra le giovani leve della camorra: oltre che per sfoggiare il lusso, i clan di Ponticelli e quelli di Pianura, rispettivamente periferia est e ovest di Napoli, hanno usato la piattaforma per scambiarsi minacce e sfottò virtuali mentre tra le strade dei quartieri, nel mondo reale, erano in corso stese e omicidi.

Particolare rilievo ha avuto l'uso di TikTok nella faida tra i Calone-Marsicano-Esposito e i Carillo-Perfetto di Pianura: dopo la scoperta del corpo di Andrea Covelli, il 27enne sequestrato e ucciso forse per vendetta nei confronti del fratello, su profili anonimi appositamente creati erano stati pubblicati dei video in cui venivano mostrate le fotografie di alcuni pregiudicati del quartiere, indicandoli come responsabili dell'omicidio, ed era stato lanciato un messaggio alle forze dell'ordine: "Diamo un ultimatum di una settimana per arrestarli o scateneremo l'inferno contro di loro".

Frame dei video contro i Calone-Marsicano di Pianura
Frame dei video contro i Calone-Marsicano di Pianura
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