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Inchiesta voto di scambio a Napoli, 25 rinvii a giudizio: c’è anche Lanzotti

Sono 25 i rinviati a giudizio nell’inchiesta per voto di scambio a Napoli alle elezioni comunali del 2016. Tra questi politici e soggetti ritenuti legati alla camorra di Secondigliano. Tra i politici rinviati a giudizio figurano anche l’ex consigliere comunale di Forza Italia Stanislao Lanzotti e gli ex senatori Salvatore Marano e Antonio Milo. Il consigliere regionale Michele Schiano di Visconti (Fdi) ha scelto il rito abbreviato.
A cura di Pierluigi Frattasi
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Sono 25 i rinviati a giudizio nell'inchiesta per voto di scambio a Napoli alle elezioni comunali del 2016. Tra questi politici e soggetti ritenuti legati alla camorra di Secondigliano, coinvolti nell'indagine della Procura della Repubblica di Napoli sulle scorse amministrative. Tra i politici rinviati a giudizio dal gup Giovanni Vinciguerra figurano anche l'ex consigliere comunale di Forza Italia Stanislao Lanzotti, difeso dal professore e avvocato Andrea Castaldo, e gli ex senatori Salvatore Marano e Antonio Milo. Tutte le persone coinvolte avranno modo di chiarire la propria posizione nel prosieguo della vicenda. Il processo prenderà il via il prossimo 21 dicembre. Il consigliere regionale Michele Schiano di Visconti (Fdi), attuale capogruppo di FdI in Consiglio regionale, ha scelto il rito abbreviato.

Stanislao Lanzotti alle ultime amministrative per il Comune non si è candidato, ma ha organizzato la lista Azzurri per Napoli, a sostegno del nuovo sindaco Gaetano Manfredi. Uno degli indagati, Schiano, ha scelto il rito abbreviato, mentre un altro nel frattempo è deceduto. Il primo luglio dello scorso anno i sostituti procuratori Maurizio De Marco e Henry John Woodcock avevano notificato 27 avvisi per i reati di voto di scambio e ricettazione aggravati dalla finalità mafiosa, dopo avere raccolto materiale probatorio relativo a numerosi episodi durante i quali sarebbero stati promessi denaro, agevolazioni di vario tipo e anche posti di lavoro in cambio di voti e pacchetti di voti per determinati candidati. Nell'inchiesta, che era iniziata nel 2018, finirono coinvolte 82 persone, tra esponenti politici, dell'imprenditoria o ritenute appartenenti alla criminalità organizzata di Secondigliano, in particolare della Vinella Grassi e del clan Di Lauro.

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