Il maestro Riccardo Muti e l’aneddoto della lapide nella sua vecchia scuola a Napoli

«Perché mi hai fatto nascere a Napoli?»; «Perché quando dirai che sei nato a Napoli il mondo ti porterà rispetto». Questo è un aneddoto che Riccardo Muti, grande direttore d'orchestra tra i più noti al mondo, racconta quando parla della madre. È la risposta che riceve dalla mamma quando le chiede come mai si fosse spostata da Molfetta, in Puglia, a Napoli, per farlo venire al mondo. Muti non è solo uno dei musicisti che hanno fatto la storia, ma anche un formidabile narratore e divulgatore. Le sue "Prove della Traviata", sono una dimostrazione in tal senso.
A tal proposito, sul fronte aneddoti, Riccardo Muti si è trovato spesso a narrare delle sue origini e della sua formazione scolastica, ricordando di essersi diplomato al Liceo Vittorio Emanuele II di Napoli, il primo d'Italia perché fondato nel 1860, ubicato in via San Sebastiano, a due passi dal Conservatorio di San Pietro a Majella, nella strada dei musicisti. A tal proposito, ha anche raccontato una gustosissima storiella, mostrando di saper anche parlare napoletano perfettamente. «Quando – racconta – sono entrato nel atrio del liceo, il portiere m'ha detto: ‘Maestro Muti, vuje cca' state! Io ve tengo annanze all'uocchie tutte ‘e juorne'». Ovvero: voi siete qui, io vi tengo davanti ogni giorno. A quel punto il celebre direttore d'orchestra si incuriosisce: «Ma come è possibile – replica – io ho preso la licenza liceale qui nel 1959!». E arriva pronta la risposta: «No, vuje lla' state!», voi lì siete, indicando una targa in marmo.
E si tratta della lapide che ricorda i primati del «primo liceo ginnasio della città del Mezzogiorno e dell'Italia unita». In calce, sono messi a imperitura memoria i nomi di chi vi insegnò – Torraca, Padula, Angiulli, Mercalli – ma anche di chi lì fu allievo. come Vitelli, d'Ovidio, Zingarelli. Muti, divertito racconta: «Il portiere mi fece vedere una targa con Santi, filosofi, medici…Tutti morti. E l'ultimo nome era R puntata, Muti». Muti pugliese sicuramente nell'animo e napoletano di natali e spirito, ovviamente resta piuttosto sconcertato: «A quel punto io…beh, io ho fatto scongiuri napoletani e me ne sono uscito!».