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Il killer della Vanella Grassi confessa e si dissocia: “Ho ucciso nove persone”

Il boss della Vanella Grassi Fabio Magnetti, imputato per duplice omicidio, durante il processo ha confessato 9 delitti e si è dissociato. Ha ammesso di avere fatto parte del commando che uccise Giuseppe Parisi e Giuseppe Ferraro e di avere ucciso Raffaele Stanchi e Luigi Montò e ha raccontato del suo ruolo in altri delitti, ma senza tirare in ballo complici e altri affiliati.
A cura di Nico Falco
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Ha confessato nove omicidi, uno in più rispetto a quelli di cui lo aveva accusato l'Antimafia. Fabio Magnetti, boss del clan della Vanella Grassi di Secondigliano, in aula ha ammesso le sue colpe, ma senza diventare collaboratore di giustizia: si è dissociato, così come avevano già fatto diversi elementi di vertice della mala dell'area nord di Napoli. Ha confessato diversi reati di cui era accusato, ma non ha tirato in ballo nessuno dei complici, tranne quelli che per quei delitti si sono già accusati.

Il boss è imputato al processo per il duplice omicidio Parisi-Ferraro, quello che sancì la scissione del gruppo della Vanella Grassi dagli Scissionisti di Secondigliano, gli Amato-Pagano. Era il 27 aprile 2011, i killer fecero irruzione in un salone da barbiere di Secondigliano, le due vittime erano i referenti degli Amato-Pagano per il Perrone e per il Rione Berlingieri. Con la morte di Giuseppe Parisi e Giuseppe Ferraro nacque ufficialmente il gruppo della Vanella Grassi: prima associato ai Di Lauro, poi agli Scissionisti e quindi, infine, autonomo e sviluppatosi non solo dal punto di vista militare ma, come ha dimostrato una recente inchiesta, anche in quello imprenditoriale, sfruttando riciclaggio e prestanome per fare soldi anche sulla pandemia.

Per questo duplice omicidio Magnetti ha detto di avere fatto da autista, di non avere sparato. Invece si è accusato del duplice omicidio di Raffaele Stanchi, alias Lello Bastone, cassiere degli Scissionisti, e del suo braccio destro Luigi Montò. Ha detto, come riporta Il Mattino, di averlo fatto per vendicarsi per la morte del fratello Luigi, ammazzato tempo prima. E, ha aggiunto, gli omicidi da lui commessi sono tutti collegati alla morte del fratello.

La scelta della dissociazione, rileva la Direzione Investigativa Antimafia nell'ultimo rapporto semestrale, nasce negli anni '90 con clan Moccia di Afragola. Negli ultimi tempi la richiesta è arrivata da diversi boss degli Scissionisti. "L’aspetto più interessante – scrive la Dia nel rapporto – riguarda le reali motivazioni che spingono taluni soggetti, spesso di rango apicale, a determinarsi in questo senso, apparendo per lo più come scelte di opportunità finalizzate ad ottenere attenuanti in sede di condanna o misure premiali per i detenuti condannati in via definitiva". Nel caso di Magnetti, la dissociazione potrebbe portare a 30 anni di reclusione invece dell'ergastolo e al regime detentivo ordinario al posto del 41bis.

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