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Il boss Pasquale Zagaria torna libero: scarcerato per fine pena

È stato scarcerato per fine pena Pasquale Zagaria, fratello del superboss Michele: la Cassazione ha accolto il ricorso del suo legale e, col riconteggio, la pena è stata ricalcolata in 19 anni, quindi scontati ad ottobre 2020. Nei mesi scorsi era stato trasferito ai domiciliari per un errore di comunicazione, era tornato in carcere a settembre.
A cura di Nico Falco
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Il boss Pasquale Zagaria, fratello del capoclan Michele, può tornare definitivamente in libertà: ha scontato del tutto la pena. La svolta dalla decisione della Corte di Cassazione, che ha accolto il ricorso straordinario presentato dal legale Andrea Imparato: la condanna iniziale comminata, 22 anni, è stata ricalcolata in 19 anni e quindi risulta essere già stata scontata a ottobre 2020.

Detenuto a Milano Opera nel regime del 41 bis e malato di cancro, Pasquale Zagaria, detto "Bin Laden", era considerato mente economica del clan dei Casalesi; era tornato in carcere nello scorso settembre, dopo cinque mesi trascorsi agli arresti domiciliari; una concessione che, si era poi scoperto, era dovuta principalmente ad un errore di battitura: all'epoca Zagaria era detenuto in Sardegna, l'incaricato del Tribunale di Sassari aveva digitato male l'indirizzo mail del Dap, la comunicazione non era mai arrivata e, di conseguenza, l'amministrazione penitenziaria non aveva potuto rispondere per bloccare quella scarcerazione.

L'ex direttore generale della direzione detenuti e trattamento del Dap, Giulio Romano, in audizione alla Commissione parlamentare antimafia aveva spiegato che nessuno si era accorto dell'errore perché la piattaforma utilizzata non prevede un sistema di notifica di mancato invio della mail se viene usata una casella mail normale invece di una pec, quindi l'impiegato che aveva spedito la comunicazione sbagliando l'indirizzo credeva che la mail fosse stata ricevuta e che non ci fossero impedimenti per la scarcerazione.

Ad aprile quindi Zagaria aveva lasciato il carcere di Sassari ed era stato trasferito in una struttura a Pontevico, in provincia di Brescia, perché gli ospedali dell'isola erano stati tutti convertiti all'emergenza Covid-19. Per i domiciliari era stata individuata l'abitazione di un familiare. La misura, però, era stata disposta col termine di 5 mesi: scaduto il periodo, a settembre quindi il Tribunale di Brescia aveva ritenuto cessate le esigenze e riportato il boss in carcere, ma a Milano.

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