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Bimbo ucciso di botte a Cardito (Napoli)

Giuseppe ucciso di botte dal patrigno, mentre moriva Tony era andato a comprare hashish

Mentre il piccolo Giuseppe Dorice moriva, pestato a morte dal patrigno, Tony Essobti Badre era in casa della madre a fumare uno spinello. Lo scenario ricostruito nella sentenza che ha condannato il ragazzo all’ergastolo per omicidio e tentato omicidio e la compagna a 6 anni per maltrattamenti verso i figli. La tragedia nel gennaio 2019 a Cardito (Napoli).
A cura di Nico Falco
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Mentre il piccolo Giuseppe Dorice moriva su quel divano dell'abitazione di Cardito, picchiato a morte da Tony Essobti Badre, il ragazzo era altrove. Era in casa della madre, in un comune limitrofo, dove era andato per fumare uno spinello senza venire disturbato dall'andirivieni di familiari ed ambulanze. Un quadro incredibile, che emerge da una situazione già terribile. Tutto ricostruito nella sentenza di condanna: ergastolo per Badre, accusato di omicidio e di tentato omicidio, e 6 anni di reclusione per la compagna, Valentina Casa, madre dei bambini, riconosciuta responsabile di maltrattamenti nei confronti dei figli.

I bambini picchiati col bastone e presi a morsi

Le carte, nero su bianco, raccontano la reazione di Essobti, che già in precedenza, molte volte e con altrettanta violenza, si era accanito sui figli della compagnia. Su Giuseppe e sulla sorellina, ma anche sulla terza bambina, che all'epoca non aveva ancora compiuto quattro anni: anche lei era stata picchiata e aveva paura di fare lo shampoo perché, ha raccontato agli esperti che l'hanno ascoltata durante le fasi delle indagini, che Tony avrebbe tentato di affogarla. E di quel pestaggio emergono nuovi elementi: secondo la ricostruzione degli inquirenti i bambini non furono presi solo a calci e pugni, ma anche con un bastone con manico gommato che veniva nascosto in casa proprio per quello scopo. E, durante quella mattanza, vennero anche presi a morsi.

La casa della tragedia, a Cardito
La casa della tragedia, a Cardito

Mentre Giuseppe moriva, Tony era a fumare hashish

Nella sentenza viene ricostruito il comportamento di Tony Essobti Badre dopo la violenza. Subito dopo, quella mattina del 27 gennaio 2019, Badre esce di casa. Chiama un amico e si ferma con lui a prendere un caffè. Quando l'altro gli chiede perché stia zoppicando così vistosamente, dice di avere litigato con Valentina e di essere caduto. Si fa accompagnare in una farmacia che si trova a circa un km dall'abitazione e compra una pomata all'arnica. Si ferma quindi in un certo scommesse per giocare una bolletta. Poi chiede all'amico di accompagnarlo in un centro commerciale della zona, ma questi si rifiuta.

Dopo, si legge ancora nella sentenza, che richiama le dichiarazioni di Essobti, il ragazzo torna a casa e subito esce di nuovo per andare "a comprare una stecca di fumo". Riferisce di essere andato a prendere anche una seconda pomata, in un'altra farmacia, e di averla consegnata alla madre, che nel frattempo era andata a casa sua dopo aver saputo da lui di un litigio con la compagna.

La donna, ascoltata dagli inquirenti, ha raccontato di avere trovato Giuseppe immobile sul divano, già privo di sensi, con uno straccio zuppo di sangue dietro la testa, e la sorellina sul letto. Mentre era in casa, ha riferito, era arrivata la telefonata di Tony a Valentina: le chiedeva di far uscire la madre per consegnarle la crema e aggiungeva che non sarebbe rientrato, ma che sarebbe andato a casa di lei "per fumare una canna".

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