Vincenzo è uno dei tanti lavoratori napoletani che scrivono a Fanpage.it per raccontare la loro storia di persone "in bilico" tra lavorare per vivere e vivere per lavorare. Enzo è davvero in bilico, nel senso che è un operaio esperto: «Sì, sono specializzato in montaggio di ponteggi in isolamenti termici, civili e industriali e sono pure specializzato in montaggio coperture e rimozione amianto e bonifiche ambientale di vario genere».
Insomma, una persona così esperta le aziende non se la lasciano scappare. Eppure quest'uomo di 42 anni si definisce «operaio trasfertista»: è costretto a peregrinare da anni in diverse aziende che si occupano del settore. Motivo? «Non c'è una sola azienda disposta ad assumere più a contratto indeterminato».
Racconta Vincenzo a Fanpage.it:
le offerte di contratto fisso si limitano a stipendi miseri, eliminando la trasferta, offrendo compensi di 1.200 euro. Anche volendo accettare bisognerebbe decidere di trasferirsi definitivamente con con la famiglia. Io ho moglie e una bimba di 5 anni.
E come potrei, secondo le loro idee di lavoro, trasferirmi in una città del nord dove dovrei pagare almeno 700 euro solo per un affitto di una casa?
Milleduecento euro infatti servirebbero a malapena ad arrivare alla terza settimana del mese, forse anche di meno visti i rincari di gas ed elettricità e vista l'inflazione che fa impennare i costi della spesa per il consumatore medio.
Dunque l'operaio napoletano che fa? Lo racconta lui stesso: saltella da un contratto all'altro, facendo il girovago per l'Italia:
Continuo a lavorare con contratti di breve durata con paga e trasferta, senza avere la possibilità di avere un contratto fisso.
Tutto ciò mi potrebbe anche andare bene, se non fosse che comporta per me e per la mia famiglia vivere con i nostri genitori visto che con un con un contratto a tempo determinato nessuno vuole affittare una casa in qualsiasi città d'Italia.
Paradosso dei paradossi: col contratto indeterminato affitti casa ma non riesci a pagarlo, con quello determinato riusciresti a pagarla ma non rappresenta una garanzia per un proprietario. E nel frattempo, con gli anni che passano anche il lavoro, di per se usurante, si fa più pesante:
Siamo avviliti da questa situazione. Il prossimo gennaio compirò 43 anni e senza avere ancora una posizione stabile nonostante le alte specializzazioni in mio possesso il futuro ci preoccupa cosa daremo a nostra figlia e quando sarò in un età più avanzata chi mi contatterà più per un lavoro.
Insomma, siamo nelle mani di Dio.