Giovanni Marchioni, la perizia sullo yacht su cui è morto il 21enne: tracce di monossido di carbonio sopra la media

Si sono svolti ieri gli accertamenti a motori accesi sullo yacht in Sardegna sul quale, lo scorso 8 agosto, è morto Giovanni Marchioni, 21enne originario di Bacoli, nel Napoletano, che su quell'imbarcazione lavorava. La perizia, disposta dalla Procura di Tempio Pausania, è stata effettuata dai periti degli inquirenti e da quelli nominati dalla famiglia del ragazzo e dalla proprietaria dello yacht, e si è svolta a motori accesi e con l'impianto di condizionamento attivo: i tecnici hanno rilevato emissioni di monossido di carbonio in concentrazioni superiori alla media, provenienti da una batteria installata in prossimità della prua dell'imbarcazione e vicino alla cabina in cui dormiva il ragazzo e in cui è stato rinvenuto il suo cadavere.
"Si tratta di un dato estremamente rilevante che rafforza l'ipotesi della morte per intossicazione che se trovasse riscontro negli esami tossicologici effettuati con l'autopsia chiarirebbe definitivamente le cause di quello che abbiamo sempre definito un incidente sul lavoro" ha dichiarato l'avvocato Maurizio Capozzo, legale della famiglia di Giovanni Marchioni.
Giovanni Marchioni, indagini anche sul contratto di lavoro
Oltre a stabilire le cause del decesso e le eventuali responsabilità, le indagini relative alla morte di Giovanni Marchioni si stanno concentrando anche sulla natura del rapporto lavorativo del ragazzo con la proprietario dello yacht. Nelle scorse ore gli inquirenti partenopei, su delega della Procura sarda, hanno ascoltato testimoni per cercare conferme all'ipotesi che il 21enne potesse lavorare in nero sull'imbarcazione; una ipotesi che, dal giorno della morte, sostengono anche i familiari del giovane. Per fare luce su questa circostanza, vanno avanti anche le indagini degli ispettori dell'Inail, sia in Sardegna sia a Bacoli.