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Gaetano Manfredi a Fanpage.it: “Napoli era senza speranza, ora è una città che guarda al futuro”

Il turismo che non guarda più al centro ma anche in zone di periferia, i problemi da risolvere con interventi strutturali, il Pnrr e le grandi difficoltà dei tempi che viviamo: il direttore di Fanpage.it Francesco Cancellato intervista il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi.
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Il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi / foto Fanpage.it
Il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi / foto Fanpage.it

Signor sindaco, un anno fa, di questi tempi, lei veniva eletto primo cittadino di Napoli. Com'è cambiata la sua vita in questi dodici mesi?

È cambiata moltissimo: quello di sindaco è un impegno totalizzante, che assorbe 24 ore su 24. Ti costringe a stare sempre sul pezzo, a dover rispondere sia alle emergenze quotidiane che a una visione di programmazione della città.

È contento di come è trascorso quest’anno? Qual è la cosa di cui va più orgoglioso?

La cosa della quale sono più sono soddisfatto è che quando io sono stato eletto, Napoli sembrava una città senza speranza, perché era praticamente in dissesto. C’era un debito enorme, e c’era l’impossibilità di garantire i minimi servizi essenziali.

E ora? Mon lo è più?

Ora c’è il Patto per Napoli, una promessa che siamo riusciti a mantenere e a concretizzare grazie al governo Draghi a concretizzarla. Col Patto per Napoli è iniziato il percorso di risanamento, ma è anche nata la percezione di una Napoli che non fosse più destinata a una fine ineluttabile, ma che avesse una prospettiva di crescita, di rinnovamento di rilancio.

La sua vita invece com'è cambiata?

Quella da sindaco è una vita quasi totalizzante. Io comincio a lavorare la mattina presto, con la rassegna stampa e con tutti i messaggi che mi arrivano dai vertici dell'amministrazione e dagli assessori. Poi ci sono tanti messaggi anche da parte dei cittadini, che in molti casi è considerato il responsabile di qualsiasi cosa avviene nella vita di una persona.

Manfredi con l'ex premier Mario Draghi
Manfredi con l'ex premier Mario Draghi

Ci fa qualche esempio? Ci legge alcune delle lettere che le arrivano?

In una delle mail che ho ricevuto, un cittadino lamenta che nel suo distretto Asl non si riesce a cambiare il medico di base, che è un grandissimo problema in città, ma che non posso risolvere in alcun modo, perché la sanità non è di competenza dell’amministrazione comunale.
Ci sono altre lettere in cui i cittadini si dicono contenti che abbiamo cominciato a prelevare col carro attrezzi le auto che parcheggiano sulle strisce blu senza pagare: "Siamo tutti molto contenti, ma perché venite sotto casa nostra a prendervi le macchine?", mi scrivono…

Belle le regole, ma non sotto casa mia…

Esatto. Ma questi messaggi sono la spia di sensibilità diverse, che aiutano a capire come orientare l’azione amministrativa. E che mostrano, prima di tutto, che il Sindaco, dai cittadini, è considerato come il primo interlocutore politico rispetto alla sua quotidianità. È fa sorridere amaramente come le scelte degli ultimi governi abbiano fortemente depotenziato questa figura, sia dal punto di vista economico sia da quello dei poteri.

Torniamo al debito del Comune, visto che stiamo parlando della debolezza economica di Napoli. Come siamo messi adesso? A quanto ammonta il debito? Oltre al Patto per Napoli, cosa state facendo per ridurlo?

Abbiamo un debito di 5 miliardi. I napoletani sono i cittadini più indebitati d’Italia, pro capite. Però sono anche i cittadini che evadono di più le imposte comunali. Quindi stiamo lavorando per migliorare la riscossione, e stiamo rinegoziando i mutui. Questo ci ha consentito di avere una migliore agibilità economica.

Quando mi sono insediato, col bilancio che ancora non era stato approvato, in tutte le voci relative alla manutenzione della città c’era zero.  Non c'era neanche un euro per poter asfaltare le strade o manutenere il verde pubblico. Il bilancio che abbiamo approvato noi invece, comincia a mettere alcune decine di milioni sotto la voce manutenzione della città, manutenzione delle risorse alle municipalità. Si incomincia a vedere una luce in questo tunnel.

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Questa è spesa corrente, per la gestione. Poi c’è il Pnrr e ci sono gli investimenti.
Quali saranno le principali opere pubbliche che vedremo nascere a Napoli grazie ai soldi europei?

Sono contento e ho grandi aspettative, perché abbiamo fatto un grande lavoro sulla progettazione e sulle domande e questo ci ha premiato. I finanziamenti che noi abbiamo avuto riguardano essenzialmente interventi sulla rigenerazione urbana, quindi abbiamo interventi a Ponticelli, interventi sulle Vele di Scampia, a San Giovanni a Teduccio, interventi attesi da anni, soprattutto sulle scuole. Abbiamo più di venti scuole su cui si faranno interventi di adeguamento sismico, adeguamento energetico, manutenzione straordinaria, interventi significativi che ci saranno sui servizi sociali con un'attività che riguardano essenzialmente l'inclusione dei più fragili, il sostegno alla disabilità.

Abbiamo poi finanziamenti importanti sui trasporti, con l'acquisto di tram, di bus elettrici, e quindi con l'elettrificazione significativa del nostro parco. E poi abbiamo anche risorse importanti che vengono dai piani di investimento del Fondo di sviluppo e coesione tra cui la nuova, una nuova linea della metropolitana, la linea dieci, che connette Napoli con la stazione dell'Alta velocità di Afragola, che diventa strategica nel momento in cui si aprirà la Napoli-Bari, perché tutto il traffico verso l'Adriatico passerà per quella stazione.

È preoccupato che questi progetti possano risentire della carenza di materie prime, soprattutto dell'aumento dei prezzi dell'energia?

Sì, lo sono. Abbiamo già avuto due segnali in questa direzione.

Quali?

Il primo segnale riguarda la costruzione del primo impianto di compostaggio in città. Io tengo molto a questo progetto, la sua approvazione è stato il primo atto del mio mandato. Noi stiamo lavorando molto sul completamento del ciclo e sul miglioramento della raccolta differenziata, perché questo significa migliorare la qualità ambientale e ridurre la tassa sulla spazzatura e consentire anche poi un miglioramento, quindi anche del decoro della nostra città.

Che è successo?

È successo che abbiamo dovuto rifare la gara per l’aggiudicazione dei lavori.

Come mai?

Perché nel frattempo sono aumentati in maniera significativa i costi e quindi adesso questo ci ha costretto a riaggiornare i prezzi e quindi con un onere aggiuntivo abbiamo dovuto trovare risorse aggiuntive per fare una gara d’appalto.

Il secondo segnale?

Anche la gara dei tram che avevamo bandito ha avuto uno stop perché i tempi di consegna dei nuovi tram non erano compatibili con le catene di fornitura delle aziende, quindi nessuno è stato in grado di assumersi l'onere di tempi di consegna molto ridotti come quelli previsti dal Pnrr. E questi due effetti, questi due, queste due esperienze che abbiamo vissuto ci testimoniano come oggi la vera criticità del Pnrr siano relative alla revisione dei prezzi e la dilatazione dei tempi per assenza di materie prime.

I nuovi treni della metro di Napoli
I nuovi treni della metro di Napoli

Fa bene Giorgia Meloni a chiedere di rinegoziare il piano in Europa?

Penso che Giorgia Meloni debba chiedere una maggiore flessibilità nei tempi di realizzazione delle opere. Per quanto riguarda il problema delle risorse, già c'era stato un intervento con uno stanziamento di circa 10 miliardi fatto dal governo Draghi per l'aggiornamento prezzi.

Con l’inflazione al 10% ne serviranno molti di più…

Chiaramente 10 miliardi sono insufficienti. Però è una strada da seguire. Noi, per esempio, su questa prima tranche di 10 miliardi abbiamo siamo riusciti a intercettare una sessantina di milioni proprio per l'adeguamento prezzi. Che il governo negozi con l’Europa nuove scadenze è fondamentale.

Meloni vuole cambiare anche il contenuto del piano, però…

E qui sono contrario. Perché è stato fatto un grandissimo sforzo di progettazione e non può essere buttato via.

A proposito: ha già incontrato la nuova presidente del consiglio?

Non l’ho ancora incontrata. Ma mi auguro l'incontro avvenga a breve, per parlarle dei problemi della città.

Tra i tanti problemi di questo periodo, gliene sottolineo uno: lei pensa che questa recessione possa avere un impatto sulla tenuta del tessuto sociale della città?

Io sono preoccupato dal mix tra la recessione e alcune scelte del governo.

A cosa si riferisce?

Principalmente, mi preoccupa che ci possano essere provvedimenti che riguardano il bonus edilizia, che ha messo al lavoro tante imprese e tante persone, e il reddito di cittadinanza, che rappresenta senza dubbio un paracadute rispetto soprattutto alle tante fragilità che abbiamo in città. E la cui dismissione e che potrebbero da un certo punto di vista, contribuire a un incremento della tensione sociale. Mai come in questo momento io penso abbiamo bisogno di scelte di coesione, che riducano la possibilità che ci siano conflitti.

Un’ultima domanda, sindaco Manfredi. In questi ultimi anni Napoli è tornata a essere una grande meta turistica. Lo è ormai tutto l’anno, dopo la pandemia. E che si trova ad affrontare tutti i temi del turismo di massa, dal decoro urbano alla pulizia. State pensando a misure speciali per far fronte a questa situazione di masse?

Sicuramente il turismo per Napoli è una grande opportunità. Però va gestito l'impatto del turismo ed è un tema su cui stiamo lavorando.

Come?

Attraverso una riorganizzazione complessiva dei servizi, che devono essere oramai commisurati a una popolazione che non è quella residente stanziale, ma quella residente più quella turistica, che a Napoli supera in alcune fasi dell'anno le 100mila persone, quindi una città nella città. E poi c’è il grande tema di tutte le persone che vengono dall'area metropolitana e vanno a lavorare in città, che sono diverse centinaia di migliaia di persone.

Quindi l'organizzazione dei servizi, dei trasporti, al decoro urbano, ai servizi, alla gestione del traffico deve essere deve essere commisurata a una popolazione completamente differente rispetto a quella a cui eravamo abituati e mentre prima si gestivano questi periodi di picco turistico con dei piani straordinari, ad esempio il periodo natalizio nel periodo a maggio. Oggi dobbiamo passare dai piani straordinari ai piani ordinari.

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Soprattutto nel centro storico…

La concentrazione del turismo al centro storico è un altro tema su cui ci stiamo confrontando, e stiamo lavorando molto per fare in modo che la città si possa allargare, e quindi valorizzare mete turistiche come siti storici o siti naturali che sono al di fuori del centro storico e anche favorendo lo sviluppo di un'attività alberghiera che non sia tutta concentrata nel centro storico.

Su questo abbiamo già dei segnali positivi perché alcuni quartieri che prima erano considerati quartieri completamente di periferia, penso a San Giovanni o altri che erano considerati più diciamo marginali. Oggi invece diventano luoghi dove ci sono bed and breakfast, dove la gente va a dormire, dove si fa un'offerta turistica alternativa. E questo significa allargare il beneficio del turismo ad altre parti della città, evitare la concentrazione, ma anche di riqualificare delle aree che prima sembravano più dimenticate e che oggi possono diventare centrali rispetto allo sviluppo di Napoli.

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