Franco e Ciccio, il racconto del piatto di tagliatelle in due in una trattoria di Napoli

Franco Franchi insieme a Ciccio Ingrassia ha fatto parte di una delle coppie comiche più importanti e amate dell'Italia del Dopoguerra. Siciliani entrambi, hanno fatto coppia in decine di film comici, a teatro e in televisione e per una fase hanno anche lavorato divisi, dopo un epocale litigio (e una riappacificazione televisiva con Pippo Baudo, un altro siciliano, a fare da paciere). Per una fase classificati come comicità di serie B, poi recuperati e valorizzati come meritavano negli ultimi anni, "Franco e Ciccio", avevano ovviamente entrambi anche un gran rapporto con Napoli, la prima città del Sud Italia, una platea di riferimento per chiunque facesse comicità. È nota l'amicizia tra Franco Franchi e Mario Merola (entrambi peraltro risultarono indagati dal giudice Falcone per presunti legami con boss di Cosa Nostra, entrambi prosciolti), così come è nota la passione di entrambi per i grandi nomi del teatro e del cinema partenopeo, come Eduardo de Filippo e , ovviamente, Totò.
Un episodio, raccontato da Franco Franchi in una vecchia intervista Rai degli anni Ottanta, rende in pieno il clima di sacrificio, gavetta e al tempo stesso profonda umanità respirato all'ombra del Vesuvio. Una storia che ne ricorda un'altra raccontata da Lino Banfi. Franco e Ciccio sono a Napoli, devono sfangarla, ovvero assicurarsi almeno un piatto caldo al giorno. Ma non hanno abbastanza soldi per due, questo è l'antefatto. A raccontare è Franco
«Siccome a Napoli, in una certa rosticceria, una tagliatella costava 150 lire, avevamo deciso di comune accordo di mangiarne una al giorno. Però c’era un problema: chi doveva iniziare a mangiare per primo. La cosa ci preoccupava, perché… sai com’è».
Entravamo in questa rosticceria e io cominciavo con Ciccio: «Ma prego, mangia qualcosa!».
E lui: «No grazie».
«Eh, ma mangia qualcosa!»
«No, ho finito adesso».
«Guarda che bella questa tagliatella…»
«No, no, no, senti…»
Insomma, ne prendevamo una sola. Arrivati a metà, mi diceva: «Va bene, l’assaggio» Dopo una settimana, il proprietario ci chiamò: «Sentite ragazzi, tutti i giorni fate questa storia. Facciamo così: un giorno la tagliatella ve la offro io, e un giorno la pagate voi».