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Finti matrimoni, parla uno dei truffati: “Volevo solo lavorare, mi fecero sposare una sconosciuta”

Uno dei coinvolti nella truffa dei finti matrimoni ha raccontato la sua esperienza a Fanpage.it: sostiene di essere stato adescato con l’offerta di un lavoro.
A cura di Nico Falco
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«Queste persone prima ti dicono che possono aiutarti ad avere il permesso di soggiorno e che devi pagare solo 4mila euro, poi però dicono che c'è qualche problema, che ci sono delle complessità… e ti propongono un altro modo per avere il documento: dicono che hanno delle ragazze italiane che possono sposarti e che questo è il modo più semplice, ma che devi pagare altri 2.500 euro».

Comincia così il racconto di un trentenne africano, che ha voluto raccontare la sua esperienza a Fanpage.it, dicendosi truffato dall'organizzazione sgominata dai carabinieri e che organizzava finti matrimoni per far ottenere a extracomunitari il permesso di soggiorno.

Il giovane sostiene di avere versato in totale circa 7mila euro nel 2016 e di avere già raccontato tutto alla Polizia di Stato. Non risulta tra gli indagati, ma il suo nome compare tra le transazioni ricostruite dai carabinieri: diverse centinaia di euro, versate a quella che è stata identificata come factotum e prestanome di Matilde Macciocchi, la donna che lui chiama, come gli altri, "Zia Maria". Gli abbiamo chiesto di raccontare tutto dal principio, da quando è entrato in contatto col gruppo fino al suo matrimonio (effettivamente celebrato) a Scampia, a Napoli, nel 2016, e per il quale ha pagato altri 2500 euro: mille prima, mille dopo e 500 per l'avvocato.

Incontrai due donne, una tunisina e una marocchina, vicino al Consolato del Marocco, a Bologna. Non so cosa facessero lì, forse cercavano proprio persone come me. Mi dissero che mi avrebbero aiutato a prendere il permesso di soggiorno per essere in regola e iniziare a lavorare e mi portarono a Napoli. E una volta incassati i soldi cambiarono i termini dell'accordo dicendo che non avrei avuto un contratto di lavoro ma che per avere i documenti avrei dovuto sposare una ragazza.

All'inizio il ragazzo non si era reso conto che si trattasse di una operazione illegale.

Mi avevano promesso un contratto di lavoro, mi avevano rassicurato che fosse tutto legale. E io ci avevo creduto, perché quando sei nella situazione io in cui ero sei pronto a seguire chiunque ti offre un aiuto per restare legalmente in un altro Paese e per cominciare a lavorare come gli altri. Mi hanno portato in casa di un'altra donna tunisina, a Melito  ora vi mostro cosa è successo in quell'appartamento.

A questo punto il ragazzo ci ha inviato il video, dal quale è estratta la parte pubblicata all'inizio dell'articolo (e che Fanpage.it ha consegnato ai Carabinieri di Caserta, titolari dell'indagine) e che ha registrato di nascosto col telefonino.

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Il video nella casa dei finti matrimoni

Nelle immagini si sente un uomo che parla dell'organizzazione dei finti matrimoni e che, da quello che si capisce, avrebbe problemi a reperire nuove ragazze da far sposare. Sostiene di essere un dipendente comunale. "A me fa piacere fare il lavoro, io guadagno i soldi. Un papà, dopo aver parlato con un avvocato, ha detto che anche per 10mila euro non voleva fare niente perché aveva paura. Io adesso vi chiedo un piacere: voglio due o tre giorni per trovare le ragazze. Le troverò sicuro. Se voi potete aspettare, io sono a disposizione". A questo punto una ragazza risponde che tre giorni sono troppi.

E lui: "Io vi sto dicendo tre giorni, può darsi anche domattina. Io mi sono preso tre giorni perché non posso bloccare due ragazzi qua. Io sono una persona corretta. Questo è il mio mestiere: faccio i soggiorni, i passaporti, gli attestati di lavoro. Io vi prometto che in tre giorni trovo le ragazze". E a riprova della sua "correttezza" l'uomo sottolinea: "Al Comune me la vedo io. Io ho fatto sposare una persona in dieci giorni. In dieci giorni".

Il giorno del matrimonio Francesca disse al ragazzo di avere ricevuto dalla Macciocchi soltanto 800 euro, trance di un pagamento che sarebbe stato completato in seguito (ed in una parte del video si sente proprio le due che discutono di denaro, con la prima preoccupata di non ricevere i soldi e l'altra che risponde piccata).

Il video in auto con ‘Zia Maria'

In un altro filmato il ragazzo è in auto con Zia Maria, ovvero Matilde Macciocchi. E parlano dei soldi che ha già pagato, di quelli che dovrà ancora pagare e della futura sposa; inizialmente gli avevano detto che avrebbe sposato una ragazza di nome Fortuna, poi c'era stato un cambio: per lui c'era Francesca.

"Quanto ti devo dare? Io adesso ho pagato 4mila, più trecento", chiede lui. "Però trecento non è a me, è all'avvocato – risponde la donna – pure quelli per la residenza, non sono per me. Poi basta, niente più. Perché se prendevi una casa poi dovevi pagare l'affitto. Invece noi non fittiamo la casa, io ti metto in casa con un'amica mia e noi paghiamo solo a lei per la residenza e basta". "Dove abita la signora?", chiede il ragazzo.

E la Macciocchi risponde: "Ad Aversa. Io dopo ti posso pure portare, te la faccio conoscere". "Francesca abita con me?", chiede quindi il giovane, riferendosi alla ragazza che dovrà sposare. "Si, tutti e due con la signora. Lei deve fare la residenza".

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L'incontro con la futura moglie per il finto matrimonio

Alla fine i due si sono incontrati. "In un bar, vicino alla stazione", dice il ragazzo. "Zia Maria è arrivata con Francesca e mi ha spiegato di avere cambiato ragazza, scegliendone una di Scampia, perché non era riuscita ad avere un appuntamento al Comune di Caivano". Quella è stata l'unica volta in cui i due si sono visti, prima del matrimonio celebrato a Scampia. In un altro video, registrato in macchina, si sente una donna che parla con una ragazza africana. "Gli hai detto il fatto di Fortuna?", chiede la prima. E la seconda: "Cosa il fatto di Fortuna?"

"Che non è Fortuna – risponde –  perché Fortuna, tengo qua tutti i documenti, non si può fare. Questo qua non ce l'ha" e le mostra delle carte. E le indica come fare per farsi dare alla Municipalità la data di matrimonio, dopo che i ragazzi hanno dato parola.

Il giorno del finto matrimonio a Scampia

Nel video che ci ha fornito il ragazzo, sempre registrato di nascosto, si sente il dialogo tra due donne, probabilmente una testimone del finto matrimonio, e Zia Maria. "Ma come lo fa questa il matrimonio senza anelli, senza un fiore". "No, lascia stare, così", lei risponde. La cornetta passa in mano a una ragazza, che insiste: "Zia, ma non è cosa proprio, ma quando mai?". E l'altra: "Cominciate a fare, poi te lo vieni a prendere a Napoli, perché si è fatto tardi. Devi dire che ti devi sposare in chiesa, che adesso dobbiamo andare a mangiare. Non vi preoccupate, ci sta Luisa, passami a Luisa e non fate capire niente là".

L'assenza degli anelli, però, resta un grande problema. "Non parlate là fuori degli anelli, dite che sta in chiesa. E poi non dovete parlare di soldi, di niente, non dovete far capire niente. Anna mettila da parte e non farla parlare troppo. Ma è tutto a posto?". E l'altra, "Si, stiamo aspettando che esce un'altra ed entriamo noi".

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Dopo il matrimonio le minacce e le richieste di soldi

Dopo il matrimonio il giovane è tornato a Bologna, dove già viveva da alcuni anni, per poi tornare in più occasioni a Napoli per completare le pratiche per il permesso di soggiorno. E sono cominciate le chiamate. "Zia Maria voleva altri soldi, per l'avvocato, per la residenza – racconta – e anche Francesca voleva altri soldi. Diedi i soldi a Maria per l'avvocato che avrebbe dovuto accompagnarmi in Questura, ma dopo l'appuntamento anche lui mi chiese soldi. Io gli risposi che li avevo già dati, e lui mi disse che non gli interessava, che conosceva me, non Maria.

In Questura, a Caserta, ho visto una poliziotta che mi sembrava amichevole. Volevo raccontarle tutto. Però poi ho avuto paura: l'avvocato era accanto a me, non sapevo chi era d'accordo con loro, non sapevo se avevo a che fare con la mafia o solo con persone che volevano truffarmi. Io non sapevo cosa fare, non avevo forze, non conoscevo la lingua, non avevo nessuno che mi aiutasse a uscire da quella situazione. Mi avevano già chiesto soldi ad ogni passaggio, dalla prima donna tunisina a cui avevo dato 4mila euro, tutti quelli con cui ho avuto a che fare mi hanno chiesto soldi dicendo che altrimenti si sarebbe bloccato tutto. Mi sentivo come all'inferno".

A questo punto il ragazzo ha capito che quei documenti non sarebbero arrivati mai, che gli stavano estorcendo del denaro e che probabilmente avrebbero continuato a farlo. "Ho smesso di pagare e sono andato in Francia, ho cominciato a lavorare lì. Dopo otto mesi sono tornato in Italia e ho chiamato Francesca per chiederle il divorzio. Lei mi ha detto che era d'accordo, ma che non avremmo dovuto dirlo a nessuno. Abbiamo iniziato la procedura e mi hanno detto di tornare dopo 6 mesi ma io non avevo modo di restare in Italia regolarmente. Così sono tornato nel mio Paese e ho cominciato una nuova vita lavorativa con tutti i miei diritti".

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