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Ercolano, scoperto lo scheletro di un uomo in fuga dall’eruzione del Vesuvio del 79 dopo Cristo

Scoperto lo scheletro di un uomo di età 40-45 anni durante gli scavi nel Parco Archeologico di Ercolano: si tratta di una delle vittime dell’eruzione del 79 dopo Cristo, trovato a pochi metri dall’allora linea del mare. Una scoperta dall’immenso valore storico ed archeologico che potrebbe aiutare a comprendere meglio l’eruzione che cambiò profondamente il territorio costiero napoletano.
A cura di Giuseppe Cozzolino
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Lo scheletro di un uomo di circa 40 anni è riemerso dagli Scavi Archeologici di Ercolano: si tratta di una persona che era in fuga dall'eruzione del Vesuvio del 79 dopo Cristo. Una scoperta sensazionale, che oltre al valore storico e archeologico inestimabile, consentirà anche di ricostruire ulteriori dettagli di quell'eruzione che cancellò buona porta delle città della costa napoletana e cambiò in maniera radicale anche la morfologia del territorio.

Impossibile al momento identificare il ruolo dell'uomo in quella notte che cambiò il corso della storia di Ercolano e delle città vicine. La posizione è particolare: lo scheletro era riverso con la testa all'indietro e in direzione del mare, circondato da pesanti legni carbonizzati. Era a pochi metri dall'allora limite della costa, e questo lascia formulare alcune ipotesi: forse un uomo che, in fuga dalla città, potrebbe essersi girato per vedere quanta distanza aveva dal muro di lava, cenere e gas che invece lo avrebbe in quell'istante travolto in pieno. Ma non solo.

Si pensa possa essere un militare romano, di "vedetta" alle navi della flotta di Plinio il Vecchio, che fissando quindi la terraferma aveva il compito di imbarcare quante più persone possibile per sfuggire alla catastrofe. O ancora, qualcuno rimasto indietro durante l'evacuazione disperata di quei momenti. Forse ad ucciderlo potrebbero essere stati una serie di fattori: le ossa appaiono infatti particolarmente "rosse", segno del sangue che si è rappreso all'istante sulle ossa stesse, segno di un processo di combustione quasi istantaneo. Ma all'altezza della testa c'è anche una pesante trave di legno carbonizzato: forse il pezzo di un tetto che, crollando, potrebbe averlo colpito poco prima che la lava lo raggiungesse.

Tante ipotesi, tutte da verificare: la zona di ritrovamento è quella del vecchio arenile di Ercolano, dove poco distante furono trovati i resti di circa 300 persone ammassate nei magazzini del porto, in attesa dei soccorsi. Caio Plinio Secondo, conosciuto come Plinio il Vecchio, era accorso da Miceno con la flotta prima per "studiare" il fenomeno naturale che si stava scatenando, e poi per salvare quante più persone possibile una volta capita la gravità della situazione. Anche lui morì per le esalazioni dei gas sprigionati dalla furia del Vesuvio in quella eruzione. Di sicuro, però, il corpo ritrovato non può essere il suo: seppur appare sicuro (dalle testimonianze del nipote, Plinio il Giovane) che morì nei pressi del porto, aveva un'età di 56 anni nel 79 dopo Cristo. Troppi rispetto ai 40-45 dello scheletro ritrovato in questi giorni ad Ercolano.

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