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Droga in carcere a Napoli, le indagini: il garante portò 50 grammi di cocaina a Poggioreale

Per gli inquirenti Pietro Ioia portava nel carcere di Poggioreale, oltre ai cellulari, anche la droga: nell’ordinanza ricostruite le fasi delle consegne.
A cura di Nico Falco
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Immagine di repertorio
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Oltre ai telefoni cellulari, l'ex garante dei detenuti del Comune di Napoli, Pietro Ioia, riusciva a far entrare in carcere anche droga, tra cocaina ed hashish. Lo ricostruiscono gli inquirenti nelle 132 pagine di ordinanza, in cui vengono riportate le intercettazioni e le consegne. Spesso i dialoghi avvenivano usando parole in codice: in diversi dialoghi in cui Ioia e Sonia Guillari parlavano di alberghi, stanze in affitto e completini, per gli inquirenti si riferivano, invece, al carcere di Poggioreale e ai pacchi da consegnare.

E i coinvolti erano anche attenti a non menzionare mai Pietro Ioia al telefono. Si riferivano a lui, per lo più, chiamandolo "l'avvocato". Alcuni detenuti, però, non erano stati così prudenti: nelle fasi iniziali delle indagini, partite monitorando un telefono cellulare in possesso di Antonio Felli, in carcere per l'omicidio di Gianluca Coppola a Casoria, gli inquirenti avevano scoperto che il telefono veniva utilizzato anche da altre persone e avevano sentito da queste riferimenti a tale "Pierino" e ad oggetti che venivano fatti "entrare" abusivamente.

La consegna di cocaina saltata nel carcere di Poggioreale

Nell'ordinanza viene ricostruito anche un episodio che riguarda la consegna mancata di 50 grammi di cocaina, che sarebbero stati dati a un detenuto e che, con tutta probabilità, sarebbero stati spacciati all'interno del carcere. A mandare tutto all'aria erano state le perquisizioni, che la Polizia Penitenziaria stava facendo proprio quel giorno. Così, si legge nelle carte giudiziarie, Pietro Ioia aveva riportato con sé lo stupefacente e alla fine lo aveva riconsegnato ai parenti del detenuto.

I fatti risalgono all'8 gennaio 2022. Maria Maresca Cardamone, secondo le accuse, aveva dato 1.950 euro al cognato perché acquistasse i 50 grammi di cocaina. La droga era stata quindi consegnata a Sonia Guillari e a Massimiliano Murolo, che a loro volta l'avevano data a Pietro Ioia. L'ormai ex garante dei detenuti del Comune di Napoli l'aveva custodita in casa con la moglie (indagata in questo procedimento) per poi portarla in carcere con l'intenzione di consegnarla a Nicola Donzelli, marito della Maresca Cardamone.

Al momento del colloquio, però, la consegna era stata annullata "a causa delle perquisizioni in atto da parte del personale della Polizia Penitenziaria". Ioia aveva quindi portato la droga a casa della figlia e successivamente l'aveva "riconsegnata ai familiari di Donzelli Nicola".

In intercettazioni risalenti al giorno successivo, il 9 gennaio 2022, due degli indagati (entrambi raggiunti da misura in carcere) parlano di un pacco. "Nel coso di quello – dice Sonia Guillari, riferendosi a quanto dato al detenuto Vincenzo Castello – non ci stava solamente il coso che puzzava ed il telefono… pure qualche altra cosarella… qualche altra cosarella a livello di droga".

"Ci stavano pure i documenti come li ha portati a Tonino?", chiede Murolo. Per gli inquirenti il riferimento è alla cocaina. E la donna: "Eh, però un poco".

In carcere hashish per oltre 10mila euro

Secondo quanto ricostruito dai carabinieri con le indagini, l'organizzazione era capace di spostare anche grossi quantitativi di hashish, sempre approfittando degli incontri ai colloqui.

In particolare, si legge, Ioia è accusato di avere consegnato "un quantitativo imprecisato di hashish che Donzelli e De Maria (Antonio De Maria, anche lui tra i destinatari della misura cautelare) cedevano a terzi non identificati all'interno del carcere dietro pagamento di corrispettivi in denaro per un valore di almeno 10mila euro, che poi dividevano con lo Ioia".

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