Dopo le analisi sul cibo, il ristorante di Pozzuoli risponde: “Accusati di aver intossicato i clienti, non è così”

Ci tiene a ringraziare i clienti che non hanno mai smesso di credere in loro e che, una volta riaperto i battenti, sono tornati a mangiare lì. A Fanpage.it parla Giuseppe Cerqua, direttore del ristorante "Emilio – Tenuta Tre Piccioni" di Pozzuoli, nella provincia di Napoli, che lo scorso 14 settembre era stato temporaneamente chiuso dopo che alcuni clienti avevano accusato malessere, finendo in ospedale e puntando poi il dito contro il ristorante, nel quale, a loro dire, sarebbero stati intossicati. E invece, le analisi delle autorità competenti, dei carabinieri del Nas e dell'Asl Napoli 2 Nord, sui campioni di cibo prelevati in cucina, hanno dato esito negativo: nessuna delle pietanze servite quel giorno presentava contaminazioni. Alla luce degli esiti degli esami, il direttore del ristorante chiede che chi è andato via senza pagare, saldi il conto e chieda scusa.
Signor Cerqua, ci racconti cosa è successo quel giorno
Era una domenica, il 14 settembre e, come spesso accade, avevamo circa 200/250 coperti quel giorno. Il pranzo si è svolto regolarmente, fino a quando, a un tavolo di circa 10 persone, che stavano festeggiando il primo compleanno di un bambino, il padre del festeggiato ha iniziato ad accusare alcuni problemi respiratori. Essendo il direttore, io giro sempre per la sale e, accortomi delle difficoltà dell'uomo, mi sono avvicinato per sincerarmi delle sue condizioni. Sono stato rassicurato ma, poco dopo, quando ho visto che peggiorava, ho chiamato un'ambulanza e l'uomo è stato accompagnato in ospedale, che dista solo pochi minuti.
E poi sono arrivati i carabinieri?
Dopo alcuni minuti, anche una donna che si trovava allo stesso tavolo, da quanto mi hanno detto, si è recata in bagno perché non si sentiva bene. E poi sono arrivati i carabinieri del Nas e il personale veterinario dell'Asl, che ci hanno chiesto di interrompere il servizio e hanno messo i sigilli ai frigoriferi dove erano contenuti gli alimenti. Il giorno dopo, poi, sono tornati e hanno prelevato 8 campioni di cibo che era stato servito il giorno precedente a tutti gli avventori.
Cosa è successo dopo?
Abbiamo atteso. Il ristorante era nominalmente aperto, ma con il divieto di somministrare cibi e bevande, non abbiamo lavorato. Poi, il venerdì successivo alla domenica incriminata, sono arrivati i risultati sui campioni di cibo prelevati: tutti negativi, come ci aspettavamo. Devo dire che abbiamo ricevuto le scuse dei carabinieri e dell'Asl e, dopo tutte le questioni burocratiche, il 24 settembre abbiamo riaperto al pubblico. Quello che mi ha fatto più piacere è stato vedere l'affetto e la fiducia dei clienti abituali, che ci hanno sempre mostrato vicinanza e sono tornati a mangiare da noi una volta riaperto.
E ora, invece, cosa succederà?
Quello che so è che, oltre al danno di immagine, abbiamo un conto di 1.900 euro non pagato. Le analisi dimostrano che quelle persone, se si sono sentite male, non è a causa del cibo che hanno mangiato da noi, ma comunque ci hanno fatto sapere che non hanno intenzione di saldare il conto. Quindi, o provvedono a farci avere quanto dovuto, insieme a una lettera di scuse, che sarebbe molto gradita, oppure provvederemo ad agire per vie legali.