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Violenze nel carcere di Santa Maria Capua Vetere (Caserta)

Detenuti picchiati nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, misure cautelari per poliziotti

Svolta sull’indagine sulle violenze avvenute nel carcere di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) dopo la rivolta dei detenuti del 6 aprile 2020: è in corso dalle prime ore di oggi l’esecuzione di 52 misure cautelari per agenti della Polizia Penitenziaria; interdittiva per il provveditore delle carceri della Campania, Antonio Fullone.
A cura di Nico Falco
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Arriva a una svolta l'inchiesta avviata nell'aprile 2020 sui presunti pestaggi avvenuti nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, in provincia di Caserta: dalle prime ore di oggi, 28 giugno, è in corso una operazione polizia giudiziaria per l'esecuzione di 52 misure cautelari nei confronti di agenti della Polizia Penitenziaria. I provvedimenti sono stati emessi dal gip di Santa Maria Capua Vetere, su richiesta della locale Procura della Repubblica, tra i destinatari c'è anche il provveditore delle carceri della Campania, Antonio Fullone, raggiunto da misura interdittiva.

Violenze in carcere, ai domiciliari due poliziotti penitenziari

Le misure cautelari sono state notificate dai carabinieri e dagli agenti del Nic della Polizia Penitenziaria. Sono stati disposti gli arresti domiciliari per Gaetano Manganelli, ex comandante dell'istituto casertano (oggi in servizio in quello di Secondigliano, a Napoli) e per Pasquale Colucci, comandante del nucleo traduzioni e piantonamenti.

La vicenda risale allo scorso 6 aprile, quando scoppiò una rivolta in carcere, a seguito dell'emersione di alcuni casi Covid. Numerosi detenuti, circa 150, preoccupati per la diffusione del contagio, si erano impossessati delle chiavi di 6 sezioni e le avevano occupate, costringendo i poliziotti ad allontanarsi. La protesta era rientrata soltanto a notte fonda, quando la direzione aveva assicurato che sarebbero stati eseguiti i test per verificare il contagio.

Nei giorni successivi i garanti dei detenuti denunciarono violenze avvenute durante quelle ore, facendo partire l'indagine della Procura; erano stati iscritti nel registro degli indagati 44 agenti, tra i reati contestati c'era anche quello di tortura; l'ipotesi era che fossero avvenuti dei pestaggi "punitivi" ad allarme ormai rientrato come rappresaglia nei confronti dei detenuti che avevano partecipato alla rivolta.

Dopo gli avvisi di garanzia gli agenti avevano protestato, salendo sul tetto del carcere, sia per l'indagine, ritenendo di non avere commesso dei reati ma di essersi limitati a fermare la protesta, sia per le modalità con cui erano stati notificati i provvedimenti: gli agenti erano stati infatti bloccati dai carabinieri all'esterno del carcere.

Cartabia: "Accertare subito i fatti di Santa Maria Capua Vetere"

Il ministero della Giustizia segue "con preoccupazione" gli sviluppi dell'inchiesta sui presunti abusi nel carcere di Santa Maria Capua Vetere. La ministra Marta Cartabia e i vertici del Dap (Dipartimento amministrazione penitenziaria), si legge in una nota, "rinnovano la fiducia nel corpo della Polizia Penitenziaria, restando in attesa di un pronto accertamento dei gravi fatti contestati".

Salvini: "Da oggi rischio caos in carcere"

L'inchiesta che ha travolto la Polizia Penitenziaria di Santa Maria Capua Vetere potrebbe avere ripercussioni gravi, "da oggi purtroppo si rischia il caos in tutte le carceri italiane". A dirlo è il leader della Lega, Matteo Salvini, che commentando l'emissione delle misure ha espresso "totale solidarietà a donne e uomini in divisa che, fra mille difficoltà, carenze di organico e dotazioni, fanno un lavoro difficile e insostituibile".

Il Sappe: "Fiducia nella Giustizia ma provvedimenti abnormi"

“Prendiamo atto dell’iniziativa adottata dai magistrati – commenta Donato Capece, segretario generale del sindacato SAPPE – la presunzione di innocenza è uno dei capisaldi della nostra Carta costituzionale e quindi credo si debbano evitare illazioni e gogne mediatiche. A noi sembrano provvedimenti abnormi considerato che dopo un anno di indagini mancano i presupposti per tali provvedimenti, ossia l’inquinamento delle prove, la reiterazione del reato ed il pericolo di fuga. Confidiamo nella Magistratura perché la Polizia penitenziaria, a Santa Maria Capua Vetere come in ogni altro carcere italiano, non ha nulla da nascondere".

Il garante Ciambriello: "Individuare mele marce, no a processi sommari"

La vicenda delle ritorsioni nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, definita dal gip che ha messo l'ordinanza "una orribile mattanza", non deve coinvolgere tutta la Polizia Penitenziaria ma "le mele marce vanno individuate e messe in condizione di non screditare più il corpo cui appartengono e di non alimentare tensioni nelle carceri. Più volte ho manifestato apprezzamento per il lavoro svolto dagli agenti di polizia penitenziaria e non ritengo che siano venuti meno gli elementi su cui ho fondato il mio giudizio". Lo sottolinea Samuele Ciambriello, garante dei detenuti per la Campania.

"In qualità di garante – continua Ciambriello – i sento di invitare l'opinione pubblica a non cedere alla tentazione di imbastire “processi sommari” prima che i fatti realmente accaduti vengano effettivamente accertati".

(ultimo aggiornamento 28 giugno ore 13:47)

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