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De Luca: “Il Dpcm non basta. E de Magistris fa niente e non capisce nulla”

Vincenzo De Luca attacca il DPCM del governo che entra in vigore oggi: “Misure restrittive rigorose, ma parziali: non basteranno”. E attacca il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris: “Parla di cose di cui non capisce nulla, andrebbe messo in quarantena per 20 anni”. Così il presidente della regione in una intervista al Corriere.
A cura di Giuseppe Cozzolino
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Vincenzo De Luca torna a parlare di lockdown. E lo auspica per almeno un mese, in modo da "frenare il contagio". Poi attacca, sugli scontri di piazza di venerdì sera a Napoli, il sindaco Luigi De Magistris, dicendo che "parla di cose di cui non capisce nulla". Un fiume in piena il presidente della regione Campania, che in una lunga intervista rilasciata al Corriere della Sera fa il punto della situazione per quanto riguarda il nuovo DPCM entrato in vigore da oggi e per quel che concerne invece la situazione interna alla Campania.

Le misure prese dal DPCM firmato ieri dal presidente del consiglio dei ministre Giuseppe Conte contengono "misure più restrittive tra quelle che si potessero adottare", ha spiegato De Luca, che fissa a suo dire due possibili soluzioni: "Chiudere tutto per un mese per frenare il contagio o prendere misure vigorose ma parziali". E tra le due, aggiunge, il governo Conte ha scelto le seconde: "Ma non basterà", ha aggiunto ancora De Luca che ha poi attaccato anche la scelta di ricorrere alla didattica a distanza solo per il 75% degli studenti, definendola "una cosa incomprensibile". Sui fatti di Napoli di venerdì sera, lo stesso presidente della regione Campania ha poi alzato il tiro, attaccando duramente il sindaco partenopeo Luigi De Magistris, aggiungendo che "Parla di cose ci cui non capisce nulla" e definendolo "l'espressione del più grande disastro amministrativo d'Italia" e che "dovrebbe essere messo in quarantena per i prossimi 20 anni". Già nelle scorse ore, ospite del programma televisivo di Fabio Fazio "Che tempo che fa", in onda su Rai3, il presidente della regione Campania aveva definito i partecipanti agli scontri di venerdì sera in strada a Napoli "parlando di "pezzi di camorra, pezzi di antagonisti, pezzi di neofascisti e potremmo aggiungere anche pezzi di qualcos'altro".

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