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Dall’anonimato ai video su internet: così la camorra sfrutta i social per creare consenso

Criminalità organizzata sempre più attiva sui social: non solo altarini e murales in strada, ma anche video di ostentazione del controllo e delle alleanze.
A cura di Giuseppe Cozzolino
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Immagine di repertorio.
Immagine di repertorio.

C'era una volta un tipo di camorra "segreta", dove anche i fiancheggiatori oltre ai protagonisti erano "anonimi" per eccellenza: poche informazioni, spesso solo un nome, una vecchia foto segnaletica e niente più. Oggi l'inversione di tendenza ha portato ad una "esaltazione" dei fenomeni criminali, spesso amplificati volutamente attraverso la Rete e i social network. Un dato che emerge dall'ultima relazione della Direzione Distrettuale Antimafia che analizza lo stato della criminalità organizzata.

Altarini e murales non bastano più: ora il fronte è la Rete

Altarini e murales sono ancora ben presenti, tanto che la lotta dello Stato per rimuoverli è ancora una costante. Ma c'è un fronte dove il fenomeno è passato dalla nicchia al fiume in piena: i social network. Lo sottolinea la Dia, indicando come sia divento forte "il rischio che l'identità mafiosa possa prendere il sopravvento anche attraverso la credibilità e l'autorevolezza del profilo social che esalta e diffonde la reputazione criminale del soggetto con lo status di uomo di camorra".

Consenso facile e senso di appartenenza criminale

Non solo consenso, ma anche senso di appartenenza: foto e video creati proprio per ostentare l'appartenenza ad un gruppo e perfino commentare azioni criminali vere e proprie. Un quadro, spiega la Dia, in cui "l'esaltazione del potere criminale del proprio gruppo unita alla pratica diffusa dell'ostentazione ricorrente, fornirebbero un chiaro quadro della perversa sottocultura mafiosa con cui la camorra tenta di imporre la propria affermazione sul territorio".

Le forze dell'ordine e il monitoraggio dei social

L'ostentazione sui social, tuttavia, permette anche alle forze dell'ordine di "monitorare" e indagare su alcuni personaggi e situazioni. Appena un anno fa, vi fu una raffica di arresti nel clan Rinaldi-Reale-Formicola, nella periferia orientale di Napoli: oltre alle indagini "tradizionali", la Procura di Napoli spiegò di essersi affidata anche allo studio dei canali social dove affiliati e boss apparivano sempre più frequentemente, proprio per ostentare controllo e rinsaldare alleanze, e perfino per celebrare i legami criminali degli affiliati.

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