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Opinioni

Con le scuole chiuse Vincenzo De Luca ha scelto di tenere in ostaggio i giovani campani

Con la sua ultima ordinanza, il presidente della Campania ha intrapreso una strada senza ritorno: tenere in ostaggio il futuro dei giovani della sua regione. Mentre nel resto d’Europa (e del mondo) si tenta di monitorare i focolai scolastici tenendo le scuole aperte, Vincenzo De Luca ha scelto di combattere una battaglia di retroguardia.
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Con la determinazione a tenere le scuole chiuse, in particolare quelle dell'infanzia e primaria, il presidente Vincenzo De Luca ha scelto la strada senza ritorno di tenere in ostaggio il futuro dei giovani nella sua regione. Pur ritenendo fondamentale, in questa fase, provare con ogni mezzo ad abbattere la curva del contagio, soprattutto in quelle regioni come la Campania, in cui già in regime ordinario il sistema sanitario aveva dato dimostrazione di inadeguatezza (dato in pasto, come è stato da almeno vent'anni a questa parte a privati famelici e senza scrupoli) l'argomento della chiusura delle scuole mostra più di qualche aspetto criticabile.

Innanzitutto, le informazioni relative alla trasmissione del virus tra gli allievi delle scuole campane non sono inequivocabilmente chiare ed evidenti come il Presidente appena rieletto sostiene. Qualche giorno fa, De Luca ha esibito i dati del contagio sulle scuole napoletane nella Municipalità 5 (che sarebbero ben 344 positivi nelle scuole al Vomero-Arenella, dal 24 settembre al 30 ottobre) senza dirci a quanto ammonta la popolazione scolastica complessiva, selezionando da una Regione con oltre sei milioni di abitanti un caso (per quanto importante) e farne argomento per una scelta generale con così gravi implicazioni per la vita di famiglie e cittadini.

Ci sono poi, a livello generale, seri ed autorevoli studi che sul contagio a scuola sostengono tesi diverse. C'è quello (postato anche dal presidente campano sui suoi profili social) della prestigiosa rivista Lancet, ma anche altri di comprovata serietà, come gli studi di Nature e dell’Institute of Labor Economics (IZA) in Germania, che dicono qualcosa di diverso. Altrettanto significativo sarebbe, sempre in tema di studi, tener conto di ciò che dice l’OCSE, secondo cui il costo economico della perdita degli apprendimenti per il nostro paese sarà altissimo. Il singolo studente medio, a causa della chiusura delle scuole già subita, rischia di lasciare sul terreno fino al 3% dei suoi guadagni futuri. Medio. Figurarsi quelle migliaia (non 344, migliaia) di studenti campani che vivono in condizioni di disagio sociale ed economico sin dalla nascita.

Tuttavia, in virtù di un principio cautelativo da tenere sempre a mente, la tesi che vogliamo sostenere qui non è: siccome non c'è un accordo scientifico unanime sulla questione, bisognerebbe lasciare le scuole aperte nell'attesa di capire. Sosteniamo che i contagi a scuola vanno seriamente monitorati, ma che bisogna fare di tutto – come si sta facendo nel resto del mondo – per lasciarle aperte. Modificando turni, orari, trovando soluzioni, ma lasciandole aperte.

Peraltro il tono sprezzante e le modalità vessatorie con cui il presidente della giunta regionale campana si rivolge a cittadini, studenti e genitori (la "mammina con la mascherina fashion e gli occhi ridenti e fuggitivi" è diventato un cult tra le battute più ferocemente espressive del presidente campano) possiede il grave difetto di porsi, per toni, contenuti e giudizi, su una linea di retroguardia rispetto a un problema così sentito come quello della formazione dei più giovani.

Con ciò voglio sostenere che se, da un lato, ergendosi a seguace post-salviniano dell'antintellettualismo e della lotta senza quartiere ai radical chic, De Luca ritiene di colpire e affondare a suon di battute le "mammine di Chiaia" (ammesso che esistano), dall'altro nella sostanza i suoi provvedimenti vanno a colpire proprio coloro i quali, tra le fasce più popolari, dovrebbero essere solleticati dai giudizi sociologici che il presidente campano emette con tale disinvolta abilità istrionica. In parole semplici: la "mammina di Chiaia" troverà sempre una soluzione e a chi lasciare il bambino a casa, la donna delle pulizie che lavora in nero o precaria non ci riuscirà, ma dovrà scegliere tra lavoro e famiglia. E questo prima o poi qualcuno lo addebiterà a chi, contraddicendo un Dpcm di carattere nazionale, ha stabilito con arbitrio, unilateralismo e mancanza di empatia verso i cittadini che amministra (e non domina, come evidentemente ritiene), di tenere in ostaggio il futuro dei giovani in Campania.

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Scrittore, sceneggiatore, giornalista. Nato a Napoli nel 1979. Il suo ultimo romanzo è "Le creature" (Rizzoli). Collabora con diverse riviste e quotidiani, è redattore della trasmissione Zazà su Rai Radio 3.
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