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Cimiteri di Napoli, mancati incassi per 40 milioni: assolti ex assessori di Iervolino e De Magistris

Tutti assolti i dirigenti e gli ex assessori del Comune di Napoli delle giunte Iervolino e De Magistris nella inchiesta della Corte dei Conti della Campania sui mancati incassi per circa 40 milioni di euro nei cimiteri, per non aver fatto una gara per affidare le luci votive dopo la scadenza del contratto all’Eav nel 2007, ma di essere andati di proroga in proroga fino ad oggi.
A cura di Pierluigi Frattasi
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L'ex sindaco Rosa Russo Iervolino e il sindaco Luigi De Magistris
L'ex sindaco Rosa Russo Iervolino e il sindaco Luigi De Magistris

Tutti assolti i dirigenti e gli ex assessori del Comune di Napoli delle giunte Iervolino e De Magistris nella mega-inchiesta della Corte dei Conti della Campania sui mancati incassi per circa 40 milioni di euro nei cimiteri di Napoli, che sarebbero derivati, secondo la Procura, dal non aver fatto una gara per l'affidamento delle luci votive dopo la scadenza del contratto all'Eav nel 2007, ma di essere andati di proroga in proroga fino ad oggi. Prosciolti da ogni addebito gli ex assessori ai cimiteri delle giunte Iervolino, Sabatino Santangelo, (dal 2008 al 2010) e Paolo Gaetano Giacomelli (2010-'11), e De Magistris, Bernardino Tuccillo (2011-'13) e Alessandro Fucito (2013-'16), e i dirigenti del settore, con vari incarichi, Francesco Crispino (2007-'09), Andrea De Giacomo (2010-16) e Maria Aprea (2013-16).

La sentenza: "Mancano prove concrete"

Questa la decisione della sezione giurisdizionale della Corte dei Conti della Campania – Marta Tonolo, presidente aggiunto, Rossella Cassaneti consigliere relatore, Francesco Maffei consigliere, nella sentenza 698/2021. Il Collegio, è scritto, ritiene “che non può desumersi nel caso concreto, la sussistenza di responsabilità amministrativa a carico dei convenuti, poiché – come correttamente eccepito da ognuno di essi – non si è in presenza di prove concrete e tangibili circa l’effettività del danno”.

Per la Procura c'era un danno da 38,7 milioni

Ma qual era l'accusa della Procura contabile? L'atto di citazione della Procura della Corte dei Conti era stato depositato il 14 febbraio 2019. L'udienza finale si è tenuta il 29 aprile 2021. I pm contabili avevano chiesto una condanna di risarcimento nei confronti del Comune di Napoli per 38,7 milioni di euro, tra cui 26,2 milioni per mancati incassi dal 2008-2015. Cifra corrispondente alla differenza tra 28,8 milioni stimati come canone di concessione del servizio di gestione delle lampade votive cimiteriali (3,6 milioni all'anno per 8 anni) nella procedura aperta di project financing del 2014, e 2,5 milioni circa corrisposti dall'Eav srl nello stesso periodo per lo stesso servizio.

E altri 12,2 milioni di danno erariale presunto per mancati incassi della tariffa di decoro urbano dal 2006 al 2012 (1,8 milioni all'anno, per 7 anni, per circa 200mila lampade votive). Mancati introiti che sarebbero dovuti alle continue proroghe, in alcuni casi di fatto, concesse dal Comune all'Eav, società concessionaria dal 1987, con durata ventennale del servizio di illuminazione e di manutenzione delle lampade ambientali e votive installate in vari cimiteri partenopei, dalla scadenza della concessione nel 2007 fino ad oggi.

Le contestazioni dei pm

I pm avevano contestato ad assessori e dirigenti di “non aver tempestivamente attivato una corretta procedura di gara finalizzata all'affidamento del servizio a gestore destinato a subentrare ad Eav”. Mentre “la procedura attivata nel 2014, seguita dalla proposta di project financing della società SELAV s.p.a. poi risultata aggiudicataria, miseramente fallita nel 2017”. E ancora di “non aver implementato una banca dati dei loculi e delle cappelle siti nei cimiteri”.

Nel 2019 le luci votive affidate alla Citelum

Per il collegio giudicante, però, le cifre contestate non sarebbero state certe. Come si evincerebbe anche dalla delibera di giunta De Magistris 287 del 21 giugno 2019 che ha affidato il servizio alla Citelum-Elettrovit, stimando in via presuntiva le lampade in 180mila, invece che 300mila, per quantificare il canone. “Non si è quindi dimostrato – scrivono i giudici nella sentenza – che questa eventuale ipotetica gara qualora celebrata, sarebbe stata effettivamente aggiudicata e che essa si sarebbe conclusa alle condizioni economiche ipotizzate”. La gara, poi, non andò in porto, anche per “contestazioni tecniche” sorte tra Comune ed Eav per “pervenire ad una definizione concorde in ordine all'accertamento dello stato di consistenza degli impianti realizzati”.

In merito alla seconda contestazione sul mancato aggiornamento della banca dati cimiteriale che avrebbe impedito al Comune di Napoli di incassare un maggiore importo a titolo di tariffa di “decoro urbano”. “Non vi è prova in atti – concludono i magistrati contabili – che l’assenza del puntuale censimento dell’utenza comunale abbia inibito l'esercizio del diritto di riscossione dell'importo parametrato alle 200.000 lampade votive, numero dei punti luce, quest’ultimo, la cui indicazione non trova alcun conforto negli atti di causa dai quali per contro emerge che il numero in parola è ad oggi indeterminato”.

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