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Caserta e Napoli all’ottavo e al nono posto per rischio corruzione, al Sud le città più esposte

L’Anac ha presentato il nuovo portale con lo studio sul rischio di corruzione: Napoli e Caserta all’ottavo e al nono posto tra le città italiane.
A cura di Nico Falco
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Napoli si piazza al nono posto nella "classifica" dell'Anac delle città italiane con più alto rischio di corruzione, che vede in generale tutto il Sud Italia ai primi posti. La misurazione, che si basa su un set di 70 indicatori, emerge dal nuovo portale presentato ieri dall'Autorità nazionale anticorruzione. Agli ultimi posti (e quindi individuate come città con rischio minore di corruzione) ci sono Milano, Bologna e Modena; Roma è al 57esimo posto tra le 106 province. Aprono la classifica tre città del Sud: Enna, Crotone e Palermo.

Gli indicatori, ha spiegato l'Autorità Anticorruzione, "non sono un giudizio né una condanna", ma "possono essere considerati campanelli d'allarme" per individuare i territori dove investire in termini di prevenzione e di indagine. Il progetto "Misurazione territoriale del rischio di corruzione e promozione della trasparenza" (realizzato con l'Istat e università come la Sapienza e la Cattolica del Sacro Cuore e finanziato dal programma Operativo Nazionale "Governance e Capacità istituzionale 2014-2020") ha preso in esame indicatori che rilevano i livelli di istruzione, il benessere economico, capitale sociale e criminalità; i criteri sono divisi in tre filoni tematici (di contesto, di appalto e comunali).

Classifica del rischio corruzione, Napoli al nono posto

Dopo il podio nella classifica al quarto posto c'è Caltanissetta, seguono Cosenza, Agrigento, Reggio Calabria, Catania e, rispettivamente all'ottavo e al nono posto, Caserta e Napoli; Salerno è invece al 18esimo posto e, tra le prime venti posizioni, non figurano le altre due province campane, Avellino e Benevento. I dati inseriti nel portale provengono da diverse banche dati, a cominciare da quella dell'Anac sugli appalti (60 milioni di contratti censiti negli ultimi 10 anni).

In Italia, così come in altri Paesi, ha rilevato il presidente dell'Autorità Nazionale Anticorruzione, Giuseppe Busia, c'è una "carenza di informazioni territoriali rilevate in modo sistematico che possano fungere da ingredienti per la costruzione di n sistema di misurazione validato scientificamente"; questo progetto, quindi, rappresenta "una piccola rivoluzione copernicana: si rovescia un modello di misurazione basato sulla percezione della corruzione, che ha certamente un valore, e si passa a una misurazione oggettiva".

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