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Casa abbattuta a tre famiglie a Napoli: “I vostri figli mandateli in casa famiglia, ci hanno detto”

Emanuela Vitale abita con i genitori e altre famiglie in una casa a Pianura che va demolita. “Abbiamo chiesto l’alloggio popolare, ma nessuno ci ha risposto”
A cura di Pierluigi Frattasi
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Vivono in una casa nel quartieri di Pianura da 30 anni. Adesso, però, sarà demolita perché sopra vi pende un ordine di abbattimento, dopo il diniego di condono per il quale avevano versato già 30mila euro. Tre famiglie sfrattate, con due bambini piccoli, una di appena un anno, che resteranno senza un tetto e non sanno dove andare. È la storia dolorosa della famiglia Vitale, che ha fatto anche richiesta di alloggio popolare al Comune, ma non ha avuto risposta. “Mio padre ha investito tutto in quella casa – racconta la figlia Emanuela – Non ha la forza e nemmeno l’età di iniziare tutto da capo”.

"Per i due bimbi il Comune propone la casa-famiglia"

Quale sarà il futuro per le 3 famiglie è incerto. Mentre per i due bimbi, “il Comune – spiega Emanuela – come soluzione al fatto che non abbiamo case alternative ha proposto la casa-famiglia”. Ma i familiari non hanno alcuna intenzione di separarsi.

È una storia che parte da lontano quella della famiglia di Pianura. A metà degli anni '90, il papà decise di costruire una villetta bifamiliare in via Corelli, nel quartiere nord-occidentale di Napoli, per dare un tetto ai suoi cari.

Per il Comune la casa va abbattuta

L'edificio è in piedi da quasi 30 anni. Ma per il Comune e la Procura di Napoli va abbattuto, in quanto sarebbe stato costruito in una zona con vincolo paesaggistico senza permesso. Il Comune ha respinto la richiesta di condono. Quindici giorni fa c'è stata la notifica dello sfratto. Stamattina sono venuti gli operatori a staccare le utenze. La casa, già decorata con gli addobbi di Natale, deve essere demolita.

“Si sta male a vedere distrutta la casa dove si è vissuti per 30 anni – racconta Emanuela – Soprattutto chi ha più di 60anni vive un trauma psicologico di non accettazione della realtà. C'è la frustrazione di aver investito ulteriori risorse finanziarie in una causa che può dirsi ‘persa' fin dal principio”. “Io contesto la disumanità dell’esecuzione di questi abbattimenti – afferma Emanuela – e soprattutto l’ingiustizia che solo alcune delle case da demolire vanno giù. Si arreca un male disumano alle famiglie, senza mai risolvere il problema che tanto si contesta".

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"Ci negano anche la casa popolare"

Il padre aveva avviato anche la richiesta di condono, pagando le tasse dovute. Ma la domanda è stata respinta. Adesso, dopo 30 anni trascorsi tra quelle mura, si è arrivati alle battute finali. “Se fosse così urgente la demolizione ai fini “paesaggistici” – conclude Emanuela – in un quartiere come Pianura, io non ne contesterei l’esecuzione. Ma contesto vivamente che alle famiglie che devono soffrire questa situazione, il Comune non conceda nemmeno una casa come alternativa, dopo aver incassato e già speso i 30mila euro per la richiesta di condono”.

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