65 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

“Il carcere di Poggioreale è una polveriera: i numeri del sovraffollamento sono insostenibili”

Samuele Ciambriello, garante dei detenuti della Campania, afferma che la situazione a Poggioreale è insostenibile tra sovraffollamento e mancanza di personale.
Intervista a Samuele Ciambriello
Garante dei detenuti della Campania
A cura di Federica Grieco
65 CONDIVISIONI
Immagine

«Poggioreale è una polveriera con miccia corta». Con queste parole Samuele Ciambriello e Pietro Ioia, rispettivamente garante dei detenuti  della Campania e di Napoli, hanno descritto la situazione nella casa circondariale partenopea. Come spiega Ciambriello a Fanpage.it, all'interno delle strutture sono presenti complessivamente oltre 2240 detenuti, mentre «ci potrebbero stare 1.600, se tutti e 10 i padiglioni fossero funzionali, ma non è così».

Sovraffollamento e mancanza di personale, necessario per assistere immigrati che non parlano bene l'italiano e detenuti con problemi psichici, sono i principali fattori che rendono insostenibile la situazione all'interno del carcere partenopeo. Dall'inizio dell'anno, ci sono stati 185 atti di autolesionismo, 15 tentativi di suicidio sventati dagli agenti di polizia penitenziaria, un suicidio e 132 colluttazioni.

Ciambriello, lei e Pietro Ioia avete definito Pioggioreale «una polveriera con miccia corta». Qual è la situazione?

Oltre al sovraffollamento, ci sono 9 educatori su 19, non ci sono psichiatri, se non 2 su 2.242 detenuti, non ci sono spazi di socialità piano per piano, mancano 180-200 agenti, ogni giorno c’è un agente che deve guardare 120-140 detenuti. A questo poi aggiungiamo che ci sono detenuti con piccoli reati, ritardi nelle decisioni dei magistrati di competenza, c’è l’aumento di presenza in carcere di centinaia di detenuti con sofferenza psichica e altri che sono tossicodipendenti diventa una miscela esplosiva. Ci sono 200 detenuti hanno fatto lo sciopero della fame e addirittura dell’assistenza sanitaria.

Qual è la soluzione?

Misure alternative al carcere. Ho visto una detenuta a Pozzuoli condannata a 4 mesi di carcere perché raccoglieva abusivamente il rame tra i rifiuti della città di Napoli. Ci vuole un po’ di coraggio anche da parte delle procure, dei magistrati di sorveglianza di valutare i casi e consentire misure alternative al carcere o, per i piccoli reati, non far entrare nel carcere. Nel resto d'Europa, se uno commette un piccolo, medio o grande reato ci sono le pene, al plurale: quella pecuniaria, lavori di pubblica utilità, lavori socialmente utili, arresti domiciliari. In Italia la risposta è sempre al singolare: il carcere.

65 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views