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A Napoli si paga ancora la bonifica delle paludi, pignorati conti e auto a chi non versa i 17 euro

Contributi di bonifica non pagati: arrivano i fermi amministrativi per chi non ha versato i 17 euro. Pronta class action: “Le paludi non ci sono più”
A cura di Pierluigi Frattasi
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A Napoli si pagano ancora le bonifiche delle paludi, che però in gran parte non ci esistono più da decenni, grazie al risanamento avvenuto nel secolo scorso. Ciò nonostante, in alcuni quartieri di Napoli, un tempo occupati da stagni e acquitrini, da piazza Carlo III a Poggioreale, Mercato, Pendino, Vasto e piazza Garibaldi, i residenti continuano a pagare questa voce. Si tratta del bollettino per il Contributo di Bonifica da 17 euro inviato dal Consorzio di Bonifica di Napoli e Volla. Ma i cittadini non ci stanno e da circa 2 anni, assistiti dallo studio legale Vizzino, hanno avviato una battaglia per annullare il balzello e hanno cominciato a non pagare.

Scattano i fermi amministrativi per chi non paga

Adesso, però, stanno arrivando le ingiunzioni di pagamento della società che si occupa della riscossione per il Consorzio di Bonifica, il quale viceversa ritiene legittime quelle richieste. Tra diffide, spese di notifica e interessi, il bollettino da 17 euro può salire anche a oltre 50 euro e dopo i vari preavvisi, nelle ultime settimane sono stati inviati ai contribuenti gli avvisi di fermo amministrativo per le automobili. Minacciando anche pignoramenti dei conti correnti se non saranno saldati i debiti pregressi. Ai cittadini è data la possibilità di presentare un'istanza di autotutela o una dichiarazione se ritengono di non dover pagare oppure di fare ricorso alla Commissione Tributaria.

Residenti pronti alla class action: "Tassa ingiusta"

Ma molti residenti si stanno organizzando per una class action, per annullare completamente il contributo che ritengono ingiusto. Attualmente il contributo di bonifica si calcola in base a vari parametri, tra i quali la rendita catastale dell'immobile. “Si tratta di un contributo non dovuto, a nostro giudizio – spiega l'avvocato Riccardo Vizzino – in quanto queste abitazioni hanno l'allaccio alla fognatura e all'acquedotto pubblico. Le paludi non esistono più”.

"Il contributo acque reflue pagato due volte"

Non solo. Secondo Vizzino, queste spese sarebbero pagate addirittura due volte dai contribuenti, perché “il contributo per la bonifica delle acque reflue – spiega – risulta essere già pagato ai Comuni o, comunque, alle società affidatarie del servizio di depurazione che addebitano ai cittadini costi di depurazione dell'acqua senza effettuare in realtà alcuna opera di depurazione, ovvero in presenza di impianti obsleti e non funzionanti”.

Il canone da corrispondere per il servizio di depurazione e fognatura, peraltro – sottolinea il legale – non ha più natura tributaria, a seguito della legge 133 del 1999. La Corte Costituzionale, poi, con la pronuncia 335 del 2008, ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’articolo 14 della legge 36 del 1994 nella parte in cui prevedeva che la quota di tariffa riferita al servizio di depurazione è dovuta dagli utenti «anche nel caso in cui la fognatura sia sprovvista di impianti centralizzati di depurazione o questi siano temporaneamente inattivi», sancendo che l’applicazione della «tassa» fognaria e di depurazione, da parte dei quei comuni che non dispongono di un servizio di un tale servizio, è da considerarsi illecita ed illegittima”.

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“La successiva sentenza 188 del 2018 ha evidenziato, sotto il profilo dei presupposti di imponibilità del tributo, come il beneficio richiesto non dovesse riguardare il territorio nel suo complesso (altrimenti andrebbe perduta l’inerenza al fondo beneficato assicurata soltanto dal carattere particolare del vantaggio conseguito), essendo invece necessario un incremento di valore dell’immobile soggetto a contributo in rapporto causale con le opere di bonifica”.

“Spetta ai Consorzi di bonifica – aggiunge l'avvocato – o agli enti affidatari dei servizi di depurazione che richiedono il pagamento dei relativi contributi provare quale vantaggio diretto e specifico sussiste per il singolo cespite. In assenza di una rigorosa prova del regolare funzionamento del relativo servizio di depurazione e fognatura, pertanto, i relativi canoni, a nostro giudizio, non vanno pagati. Dunque, è di tutta evidenza il tentativo di imporre un vero e proprio tributo legato alla mera proprietà dell’immobile, sulla base dell'esercizio di un potere arbitrario, in assenza della relativa controprestazione”.

Da qui, la richiesta inviata dallo studio legale, a nome dei cittadini, a Abc, Comune di Napoli, Consorzio di Bonifica e  Regione Campania per chiedere “l'annullamento in autotutela e la conseguente restituzione delle quote di tariffa non dovuta riferita al servizio depurazione e fognatura, inclusa nelle bollette dell'acqua e nelle richieste di pagamento da parte dei Consorzi di bonifica”.

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