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Vi spiego perché il bike sharing di Q8 a Napoli è ecologismo di facciata col benestare del Comune

“Il nuovo bike sharing del Comune di Napoli sponsorizzato dal colosso dei carburanti Q8 – che proprio a Napoli è sotto inchiesta per contaminazioni ambientali – è greenwashing, ecologismo di facciata. Chi ci amministra avrebbe dovuto pretendere dalla Kuwait Petroli la bonifica delle aree di San Giovanni a Teduccio”
Intervento di Emiliana Mellone
Cleanap
A cura di Redazione Napoli
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Qualche giorno fa, durante una passeggiata sul lungomare di Napoli (non più liberato) mi sono imbattuta in una ciclostazione coperta da un telone, installata nei pressi di Castel dell’Ovo. La riconosco molto bene, essendo stata impegnata sulle questioni di mobilità e ambiente, avendo studiato e fatto ricerca nel merito per qualche anno. Torno a casa, cerco in rete e trovo un articolo breve, ma essenziale, in cui viene anticipato il lancio di un nuovo servizio di bike sharing elettrico «realizzato in collaborazione con Mc Consulting, Unicoenergia, Esa e Q8».

Facciamo finta per un attimo, per lo spazio di questo articolo, che io non sia stata tra le fautrici del progetto Bike Sharing Napoli di Cleanap fino al 2015, facciamo uno sforzo di astrazione. Facciamo finta, tanto ne abbiamo parlato tante volte sui giornali, via mail con i funzionari del Comune, in web-call con l’assessora Alessandra Clemente (oggi candidata a sindaco di Napoli ndr.) e anche in Commissione mobilità l’anno scorso alla presenza dell'Assessora e dei consiglieri Nino Simeone, Mario Coppeto, Fulvio Frezza e Rosario Andreozzi.

Lo voglio dire sia per non annoiarci con sterili polemiche e dualismi, sia perché non è il tema del giorno (o almeno non è quello predominante). Il tema è un altro, ovvero il ruolo di Q8 in questo servizio di bike sharing e il ruolo del Comune di Napoli che segna un clamoroso autogoal.

Mi occupo di ambiente e sostenibilità da 10 anni con la mia associazione. Non sono una tecnica, mi occupo di comunicazione, ma provo sempre ad avere un taglio pragmatico alle problematiche e progetti, quindi non voglio cadere in una vuota retorica green. Ma la notizia di oggi, non è il lancio di un servizio con 36 biciclette elettriche, la notizia è che il bike sharing realizzato a Napoli dall'attuale amministrazione porta con sé un'operazione neanche tanto velata di clamoroso greenwashing.

Poiché le parole sono importanti, come direbbe Nanni Moretti, capiamoci: il termine greenwashing è un neologismo che generalmente viene tradotto come "ecologismo di facciata".

È una banale strategia di comunicazione e marketing di certe imprese, organizzazioni o istituzioni politiche finalizzata a costruire un'immagine di sé ingannevolmente positiva per scopi reputazionali, allo scopo di distogliere l'attenzione dell'opinione pubblica dagli effetti negativi per l'ambiente dovuti alle proprie attività o ai propri prodotti.

Q8 sta attuando una strategia di greenwashing da tempo, a Napoli, dopo l'inchiesta che dal 2015 coinvolge i vertici italiani di Kuwait Petroleum Italia (Kupit) con l'accusa di disastro ambientale (il processo è iniziato l'11 settembre 2020 ndr.).

Agli atti si parlava di 42mila metri cubi di acque oleose smaltite illecitamente a Napoli Est, con conseguente contaminazioni. Alla società petrolifera viene contestato lo stoccaggio e lo smaltimento illecito. Sappiamo dei recenti fatti di San Giovanni a Teduccio e dell'interrogazione sul GNL, gas naturale liquefatto.

Questa collaborazione sulle bike è un pezzo di tale strategia. Ed è grave dal punto di vista ambientalista e politico che sia avallata dal Comune in nome di una fasulla sostenibilità in bici. A 5 km dal disastro ambientale di San Giovanni a Teduccio, sul lungomare liberato il Comune cala le braghe, tra tagli del nastro e party al circolo nautico tra illustri invitati dell’imprenditoria e del mondo delle banche.

Per quanto riguarda il Comune, giusto qualche spunto di riflessione: dopo anni di immobilismo e incapacità di produrre un servizio per i cittadini “in house”, con una mobilità disastrosa, senza infrastrutture né sicurezza per i pedoni e ciclisti ha un bel coraggio: peggio del greenwashing di un colosso dei carburanti ci sono solo le operazioni di facciata e i tagli di nastri sotto elezioni, dopo anni di politiche comunali deliranti sul tema mobilità sostenibile. L’attuale candidata sindaco di DeMa Alessandra Clemente ha un progetto Napoli2030, facendo eco agli obiettivi dell’Agenda, ma evidentemente predica bene e razzola male.

L’attuale assessore comunale alla Mobilità, Marco Gaudini è stato spesso portavoce della lista ‘Davvero – Partito Animalista' in cui proclamava di «contribuire alla politica della Regione Campania per dare una sterzata ancor più ambientalista, ecologista e animalista». Questa sì che è retorica green: sono i fatti, nella vita reale, che parlano chiaro.

Sostenibilità, ambientalismo, significa fare scelte politiche coraggiose e coerenti, mi sarei aspettata un approccio diverso da due paladini della sostenibilità: se Q8 sta vivendo un momento di redenzione e vuole supportare Napoli, chi ci amministra avrebbe dovuto pretendere la bonifica delle aree di San Giovanni.

L’unico tema è che qui si sottovaluta l’intelligenza dei napoletani e la storia di ambientalismo militante della nostra città: esistono comitati e associazioni e cittadini che sanno farsi valere: la transazione ecologica non è una pazziella per le creature, anzi, forse una delle sfide elettorali per le amministrative si giocherà anche su questo tema.

Emiliana Mellone – Cleanap

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