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Beatrice, la 13enne non vedente che “viaggia” toccando stampe in 3D

Beatrice, 13enne che frequenta la scuola media di Balzico di Cava de Tirreni, è una bambina non vedente, ma ha imparato a scoprire il mondo che la circonda attraverso le sue mani. Una capacità su cui il suo professore ha voluto puntare, costruendole un plastico di Londra per farle scoprire, da un altro punto di vista, una città che Beatrice ha visitato qualche anno fa.
A cura di Federica Grieco
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Dita, come occhi, che scivolano lungo le strade di una città, indugiano tra alberi e grattacieli, scorrono su un ponte e poi via verso una zona pianeggiante. Quelle piccole mani sono di Beatrice, una bambina non vedente di 13 anni, che ha sviluppato un nuovo modo di scoprire il mondo che la circonda, anche grazie all'aiuto dei suoi insegnanti e di una stampante 3D.

Viaggiare grazie con mani e una stampante 3D

Nella scuola media Balzico di Cava de Tirreni, in provincia di Salerno, infatti, è stato creato un laboratorio di stampe 3D dove, con l'aiuto del professore Pietro Balzano, gli alunni hanno l'opportunità di realizzare piccole statue ed utensili. Durante una di queste lezioni, il professore Balzano si è reso conto che Beatrice aveva sviluppato una capacità molto particolare: era in grado di riconoscere gli oggetti toccandoli, disegnandone il contorno con le dita. Balzano, quindi, ha deciso di spronare Beatrice a coltivare questa sua capacità. Dopo aver capito che era in grado di riconoscere i monumenti più famosi del nostro Paese in questo modo, il professore ha fatto chiesto alla piccola Beatrice quale città avrebbe voluto visitare.

La risposta è stata immediata: «Londra». Beatrice, infatti, aveva raccontato al suo insegnante di essere stata a Londra. «L'unica cosa che ricordo – ha confidato la ragazzina – è che mi facevano male i piedi». È così che Balzano ha riprodotto con la stampante 3D la città indicata da Beatrice, che ha potuto così visitare il Tower Bridge e il Big Ben e fare un giro a Hyde Park.  «Non sono tanti i bambini non vedenti – racconta Luisa Baldi, mamma di Beatrice e insegnante di sostegno – la scuola andrebbe riorganizzata per loro, perché tutta quella che è la loro esperienza e il loro vissuto deve passare attraverso le mani».

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